sabato 17 febbraio 2007

Gesù inchiodato sulla croce

XI a Stazione - Gesù inchiodato sulla croce

Ti Adoriamo, o Cristo, e Ti Benediciamo. Perchè con la Tua Croce hai redento il mondo!

Dal Vangelo secondo Luca

Uno dei malfattori appesi alla croce insultava [Gesù]: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".
Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio benché condannato alla stessa pena?
Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".
E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".
Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

Meditazione

Il sangue delle ferite dei tre uomini crocifissi sul colle del Golgota segna coi suoi rivoli il legno delle croci. Gli spasimi dell'agonia stanno per cedere il passo alle ultime reazioni e alle parole estreme. Fra Gesù e uno dei malfattori, forse due ribelli anti romani. scorre un breve dialogo che si riassume tutto in due parole.
Da un lato, c'è l'appello: 'Ricordati!'.
È un verbo che nella Bibbia ha una forza particolare, che non corrisponde al nostro pallido 'ricordo', ma è un 'prenditi cura di me', 'non abbandonarmi' tu che sei il solo amico rimasto.
È l'invocazione di un legame che unisce e non si spezza. D'altro lato, la risposta di Gesù è in quel vocabolo '"paradiso" che letteralmente indica un "giardino" fertile e fiorito. È quel 'Regno' che già il condannato aveva evocato e Cristo aveva annunziato nei giorni della sua predicazione pubblica sulla terra, la meta della speranza, è la pienezza della vita, è l'intimità dell'abbraccio con Dio. Un abbraccio che non sarà più infranto dalla morte o dal peccato. L'estremo gesto di Gesù è, dunque, un atto di amore, di perdono, di liberazione, di salvezza.
La croce rivela già in quell'ora la sua forza, il sangue di Cristo svela subito la sua fecondità, il dolore si manifesta come un seme che fa sbocciare la purificazione e la pace. Nient'altro i due si dissero, ma quelle poche parole pronunziate con fatica dalle gole riarse risuonano ancor oggi come eco di una salvezza e di una speranza che vivrà sempre nel cuore di chi crede e ama.
Padre, Ave, Gloria