domenica 4 marzo 2007

Maria

Maria
La Vergine, vetro puro

«Io sono il Creatore del cielo e della terra, una sola cosa, divina, con il Padre e lo Spirito Santo. Io sono co­lui che parlava ai patriarchi e ai profeti, colui che essi attendevano. È per soddisfare i loro desideri, secondo la mia promessa, che mi sono fatto uomo senza peccato né concupiscenza, entrando nel seno della Vergine, simile a un sole splendente che attraversa il vetro puro e tra­sparente. E, così come il sole attraversa il vetro senza danneggiarlo, la carne di Maria non è stata lesa né offe­sa, quando ho assunto attraverso lei la mia umanità. Ora, ho assunto l'umanità senza tuttavia smettere di es­sere divino. E sebbene fossi nel ventre della Vergine come essere umano, non di meno ero una cosa sola, divina, con il Padre e con lo Spirito Santo, guidando e colmando tut­te le cose, tanto che, così come lo splendore non si se­para mai dal fuoco, allo stesso modo la mia natura divi­na non si è mai separata dalla natura umana, nemmeno nella morte». Libro 1, 1



Maria intercede per i peccatori

...Allora la Madre di Dio, la Santa Vergine Maria, che all'inizio era rimasta in silenzio, parlò in questi ter­mini: «Mio Signore e amatissimo Figlio, nel mio ventre sei stato vero Dio e vero uomo; mi hai santificata con la tua bontà, io che ero un semplice vaso di terra. Ti pre­go, abbi pietà di loro ancora una volta». Allora nostro Signore rispose alla Madre: «Benedet­te siano le parole della tua bocca! Essa si è innalzata verso Dio come un profumo aromatico. Tu sei la gloria e la Regina degli angeli e dei santi, poiché hai in un cer­to qual modo consolato la divinità e rallegrato tutti i santi. E poiché la tua volontà è stata, sin dall'inizio della tua giovinezza, unita alla mia, farò ancora una volta quello che mi chiedi». E disse all'amata celeste: «Poiché hai combattuto con generosità, mi placherò di nuovo grazie alla tua carità. Salverò e guarirò chi è stato op­presso dalla violenza, l'onorerò con una forza cento vol­te superiore alle calunnie espresse nei suoi confronti. Darò la pace e la misericordia a quanti si faranno vio­lenza e mi chiederanno misericordia; e quelli che li di­sprezzeranno sentiranno e proveranno su di sé la mia giustizia». Libro 1, 5



Come lodare Maria e suo Figlio

«Io sono la Regina del cielo. Bisogna cercare con cu­ra il modo in cui lodarmi. Siate certi che qualsiasi lode a mio Figlio è una lode anche a me, e che quanti l'onora­no onorano anche me. Infatti ci siamo amati vicendevol­mente con tanto fervore che siamo stati un cuore solo; egli ha onorato in modo particolare me che ero un sem­plice vaso di terra, e mi ha esaltata al di sopra degli an­geli. È questo dunque il modo in cui dovete lodarmi: Benedetto sii tu, Dio! Creatore di tutte le cose, che ti sei degnato di scendere nel seno della Vergine Maria senza disagio, e di assumere da lei una carne umana sen­za peccato! Benedetto sii tu, Dio! che ti sei incarnato nella Vergine Santa e sei nato da lei senza peccato, col­mando di sussulti di gioia ineffabile la sua anima e tutte le sue membra! Benedetto sii tu, Dio! che hai rallegrato la Vergine Maria, tua Madre, dopo l'Ascensione, dando­le tante meravigliose consolazioni, e che l'hai visitata consolandola in modo divino! Benedetto sii tu, Dio! che hai portato in cielo il corpo e l'anima della Vergine Ma­ria, tua Madre, e che l'hai posta con onore accanto alla divinità, al di sopra di tutti gli angeli. Abbi misericordia di me grazie alle mie preghiere innamorate». Libro 1, 8



Il dolce amore di Gesù per la Vergine

«Io sono la Regina del cielo. Amate mio Figlio, poi­ché è onestissimo; e quando egli sarà in voi, sarete one­sti. Egli è amabilissimo; e quando sarà in voi, avrete tut­to ciò che è amabile. Amatelo perché è virtuosissimo; e quando sarà in voi, avrete ogni virtù. Desidero dirvi con quante delizie ha amato il mio corpo e la mia anima, e quanto ha onorato il mio nome. Ora, avendo io un corpo, Dio, al momento di creare la mia anima, l'ha calata nel mio corpo, e d'un tratto la mia anima e il mio corpo sono stati santificati, anima che gli angeli hanno custodito e conservato giorno e notte non appena è stata creata; e quando la mia anima è stata santificata e unita al mio corpo, mia madre ha provato così tanta gioia che è impossibile esprimere a parole. Dopo avere compiuto la mia esistenza, per pri­ma cosa egli ha innalzato la mia anima, che dominava il corpo, verso Dio, in grado sommamente superiore agli altri, e poi il mio corpo, tanto che il corpo di nessuna creatura è così vicino a Dio come il mio. Potete vedere, dunque, quanto mio Figlio abbia amato il mio corpo e la mia anima. Eppure alcuni hanno uno spirito maligno, e negano che io sia stata elevata verso Dio nel corpo e nell'anima. Potete vedere anche quanto mio Figlio abbia onora­to il mio nome: il mio nome è Maria, come si legge nei Vangeli. Quando gli angeli odono il mio nome, si ralle­grano in cuor loro e rendono grazie a Dio, che ha con­cesso loro una grazia e un favore tali che, attraverso me e con me, essi vedono l'umanità di mio Figlio glorificata in Dio. Quando gli angeli buoni sentono pronunciare il mio nome, si avvicinano subito agli uomini giusti di cui sono i custodi, e gioiscono meravigliosamente dei progressi dei loro protetti. [...] Anche i diavoli temono il nome di Maria e lo riveri­scono, poiché, quando lo odono, abbandonano imme­diatamente l'anima che tengono prigioniera, come un uccello rapace che stringe la preda fra gli artigli e nel becco, e la lascia se viene disturbato». Libro 1. 10



La Vergine Maria parla di sé a sua figlia Brigida

«Io sono la Regina del cielo, la Madre di Dio... Da quando, all'inizio dell'infanzia, conobbi il Signore, fui sempre attenta e timorosa per la mia salvezza e la mia obbedienza a lui. Quando seppi che Dio era il mio crea­tore e il giudice di tutte le mie azioni, l'amai intimamen­te; in ogni momento temetti di offenderlo con le mie parole e le mie azioni. Poi, quando seppi che aveva dato la legge e i suoi comandamenti al popolo, e che con essi aveva compiuto molte meraviglie, decisi risolutamente nella mia anima di non amare altri che lui; e le cose del mondo mi davano grande amarezza. Quando, venni a conoscenza anche del fatto che Dio avrebbe riscattato il mondo e sarebbe nato da una Vergine, mi sentii com­mossa e animata da così tanto amore nei suoi confronti, che pensavo solo a lui e non desideravo altri che lui. Mi allontanai il più possibile dai discorsi di tutti i giorni, e dalla presenza di genitori e amici; diedi ai poveri tutto ciò che avevo, e tenni per me solo un abito semplice e poche cose per vivere. Non mi piaceva nulla che non fosse Dio. Nel mio cuore nutrivo il desiderio incessante di vivere fino al giorno della sua nascita, per meritare di essere la serva della Madre di Dio, sebbene non mi rite­nessi degna di ciò. Dentro di me feci voto di rimanere vergine, se ciò era gradito a Dio, e di non possedere nient'altro al mondo. Ora, se la volontà di Dio fosse stata diversa, avrei desiderato che fosse fatta la sua volontà, non la mia, perché temevo che egli non potesse e non volesse niente che fosse utile per me; per questo, dunque, mi rimisi al­la sua volontà. Poiché si avvicinava il tempo della pre­sentazione delle vergini al Tempio, secondo la legge, che i miei genitori rispettavano, venni presentata con le altre fanciulle; dentro di me pensavo che nulla fosse im­possibile a Dio; e poiché egli sapeva che non desideravo né volevo altri che lui, poteva conservarmi nella vergi­nità, se ciò gli era gradito; diversamente, che fosse fatta la sua volontà. Dopo avere udito al Tempio ogni disposizione ed essere tornata a casa, bruciavo ancora di più dell'amore di Dio, ed ogni giorno ero accesa da un nuovo fuoco e da nuovi desideri di lui. Per questo mi allontanai più del consueto da tutti, rimanendo sola giorno e notte, con il grande timore che la mia bocca dicesse e che le mie orecchie udissero qualcosa contrario all'amore di Dio, o che i miei occhi vedessero qualcosa di delizioso. Temevo, inoltre, che il mio silenzio mi impedisse di esprimere quello che invece dovevo dire, ed ebbi cura di non fare quest'errore; essendo così turbata nel mio cuore e riponendo ogni mia speranza in Dio, d'un tratto mi ricordai di pensare all'immensa potenza divina, al modo in cui gli angeli e tutto il creato lo servono, e a quanto la sua gloria sia ineffabile e infinita. In estasi, vidi tre meraviglie: un astro, ma non come quello che splende in cielo; una luce, ma non come quel­la che brilla nel mondo; e sentii un profumo, ma non co­me quello delle erbe o di qualche sostanza aromatica, bensì soavissimo e ineffabile, un profumo di cui fui col-ma; ed ebbi un fremito di grande gioia. A quel punto, udii una voce profonda, ma non era una voce umana; e, dopo averla sentita, ebbi il timore che fosse stata un'illu­sione. D'improvviso mi apparve un angelo, simile a un uomo bellissimo, ma non di carne, che mi disse: «Ti salu­to, piena di grazia...». Dopo averne udito le parole, cer­cai di capirne il significato, o il motivo per cui mi avesse salutato in questo modo, poiché ero persuasa di essere indegna di una cosa simile e di qualsiasi bene mi venisse offerto, ma non ignorai il fatto che nulla era impossibile a Dio, e che egli poteva fare di me ciò che desiderava. Allora l'angelo mi disse per la seconda volta: «Colui che nascerà da te è santo, e si chiamerà Figlio di Dio (cfr. Lc 2); e sarà fatta la sua volontà». Io non credevo di esserne degna, e non chiesi all'angelo perché o quan­do si sarebbe compiuto tale mistero; tuttavia mi infor­mai sul modo in cui sarebbe avvenuto, poiché ero inde­gna di essere la Madre del Signore, e non conoscevo uo­mo; come ebbi pronunciato queste parole, l'angelo mi rispose che nulla era impossibile a Dio, e che ogni suo desiderio si sarebbe realizzato. Dopo aver udito l'angelo, provai un immenso desi­derio di essere la Madre di Dio, e mi sentii ricolma di un grande amore; la mia anima parlava con uno smisu­rato amore incomparabile. Per questo pronunciai le pa­role: 'Sia fatta in me la tua volontà'. A queste parole, il Figlio di Dio fu immediatamente concepito nel mio seno; la mia anima avvertì una gioia ineffabile e tutte le membra del mio corpo ebbero un sussulto. Lo custodivo in me e lo portavo senza dolore, senza pesantezza, senza disagio; mi umiliavo in ogni co­sa, sapendo che colui che portavo in me era onnipotente. Quando lo diedi alla luce, lo partorii senza dolore e senza peccato, così come l'avevo concepito, ma con una tale gioia nello spirito e nel corpo che i miei piedi quasi non toccavano la terra. E così come era entrato in tutte le mie membra con la gioia universale della mia anima, allo stesso modo ne uscì senza ledere la mia verginità, mentre le mie membra e la mia anima trasalivano di gioia ineffabile. Considerando e ammirando la sua bel­lezza, la mia anima era colma di gioia, poiché sapevo che ero indegna di un simile Figlio. Quando guardavo le sue mani e i suoi piedi nel pun­to in cui sarebbero stati conficcati i chiodi, poiché ave­vo sentito che, secondo i profeti, sarebbe stato crocifis­so, i miei occhi si scioglievano in lacrime, e la tristezza mi straziava il cuore. E quando mio Figlio mi vedeva così sconsolata e lacrimosa, si rattristava tantissimo. Ma quando pensavo alla potenza divina, mi consolavo di nuovo, poiché sapevo che Dio voleva ciò e che era op­portuno che le profezie si avverassero; allora conforma­vo la mia volontà alla sua; così il mio dolore si fondeva sempre con la gioia». Libro 1, 9



Piacevole conversazione fra Maria e suo Figlio

La Madre di Dio dice al Figlio: «Figlio mio, sei re della gloria; sei Signore su tutti i signori; hai creato il cielo, la terra e tutto ciò che contengono: per questo si compia il tuo desiderio e sia fatta la tua volontà». Risponde il Figlio: «Come dice il vecchio proverbio, quello che si è imparato in gioventù, lo si ricorda nella vecchiaia. Così per te, Madre mia! In gioventù hai im­parato a seguire la mia volontà, rinunciando alla tua per amore mio; è per questo che hai detto bene: 'Sia fatta la tua volontà'. Sei come l'oro prezioso che viene adagiato e sagomato sull'incudine, poiché sei stata forgiata da ogni sorta di tribolazioni e hai sofferto mille mali duran­te la mia indicibile Passione; infatti, quando il mio cor­po era spezzato sulla croce dall'intensità del dolore, il tuo cuore ne era ferito come se fosse stato trafitto con un ferro che strazia, e avresti permesso che fosse lacera­to, se solo lo avessi voluto; in verità, ti saresti opposta alla mia Passione e avresti desiderato la mia vita solo se ciò fosse stato conforme alla mia volontà. Perciò dici a ragion veduta: 'Sia fatta la tua volontà'». Libro 1, 20



La Chiesa riceve la misericordia di Dio per intercessione della Vergine Maria

Il Padre eterno rivolse le seguenti parole all'intera corte celeste che lo ascoltava: «Davanti a voi mi lamen­to: ho dato mia figlia (la Chiesa) a un uomo che l'afflig­ge troppo e la tiene miseramente in ceppi, tanto che tut­to il suo midollo scorre ai suoi piedi». Il Figlio gli rispo­se: «È colei che ho riscattato con il mio sangue e che ho sposato per amore; ma ora mi viene sottratta con violen­za?». Poi la Madre di Dio disse: «Voi siete mio Dio e mio Signore, e il mio corpo ha accolto le membra di tuo Figlio e del mio vero Figlio. Ora, non vi ho rifiutato nulla quando ero sulla terra: per questo abbiate pietà di vostra figlia per amore delle mie preghiere». Allora il Padre rispose al Figlio: «Figlio mio, le tue lamentele sono le mie, le tue parole le mie, le tue opere le mie. Sei in me ed io sono in te in modo inseparabile. Sia fatta la tua volontà». Poi, disse alla Vergine Santa, Madre di Dio: «Poiché non mi hai rifiutato nulla quan­do eri sulla terra, io non voglio rifiutarti nulla ora che sei in cielo. Sia fatta la tua volontà». Libro 1, 24



La Vergine Maria parla dell'umiltà

(Nel paragrafo precedente, la Vergine parla della su­perbia che paragona a una signora seduta su uno scanno molto alto, dove può sedere soltanto da sola,' per raggiun­gerlo bisogna passare per tre porte che corrispondono a tre livelli d'orgoglio sempre maggiori) «Io che sono umilissima», dice la Vergine Maria, «siedo in un luogo spazioso, e sopra di me non ci sono né la luna né il sole, bensì una serenità inestimabile e meravigliosa, che deriva dalla maestà divina. Sotto di me non ci sono né terra né pietre, ma un incomparabile riposo in seno alla divina verità. Accanto a me non ci sono mura, ma la gloriosa compagnia degli angeli e del­le anime beate. Sebbene io sia seduta così in alto, odo i gemiti e vedo le lacrime dei miei amici sulla terra. Vedo che le loro pene e la loro forza sono più grandi di quelle di chi combatte per signora Superbia; per questo andrò a visitarli e li metterò sul mio trono, che è spazioso e può contenerli tutti. Tuttavia essi non possono ancora raggiungermi fin tanto che due muri ci separano, muri attraverso cui li condurrò di sicuro, affinché arrivino al mio trono. Il primo muro è il mondo stretto e severo; perciò consolerò i miei servitori. Il secondo è la morte: ma io sono la loro cara Signora e Madre, li guiderò; li assisterò durante il trapasso affinché, nella morte, trovi­no conforto e consolazione. Li terrò accanto a me sul trono della gioia celeste, perché, con dilettazione perpe­tua e gloria eterna, riposino per sempre con gioia ine­sprimibile». Libro 1, 29



La Vergine adorna di una corona e di altri ornamenti

La Santa sposa Brigida vede la Madre di Dio, Regi­na del cielo, che porta sul capo una corona inestimabile. I suoi capelli, luminosi e bellissimi, ricadono sulle spal­le. La Vergine indossa una tunica d'oro scintillante e un mantello blu come il cielo; Brigida cade in un'estasi contemplativa, come se la vita interiore l'alienasse da se stessa. D'un tratto le appare San Giovanni Battista, che le dice: «Ascolta con attenzione: sto per rivelarti il signi­ficato di tutto ciò. La corona indica che la Santa Vergine è Regina, Si­gnora, Madre del Re degli angeli. I capelli sparsi signifi­cano che è vergine purissima e assolutamente perfetta. Il suo mantello blu come il cielo denota che per lei tutte le cose temporali sono morte. La sua tunica d'oro sim­boleggia che ha provato un amore e una carità ardenti, sia interiormente che esteriormente. Suo Figlio ha posto nella sua corona sette gigli, il primo è la sua umiltà; il secondo il timore; il terzo l'ob­bedienza; il quarto la pazienza; il quinto la serenità; il sesto la dolcezza, poiché dare a chiunque chieda si addice a coloro che sono dolci; il settimo è la misericordia nel bisogno: in qualsiasi necessità si trovino gli uomini, essi si salvano se la invocano. Il Figlio di Dio ha posto fra questi sette gigli sette pietre preziose: la prima è la sua eminente virtù, poi­ché negli spiriti non c’è virtù tale che questa Vergine Santa non abbia in sé in sommo grado; la seconda è una purezza perfetta, poiché questa Regina del cielo è stata così pura che in lei non c'è mai stata la minima macchia di peccato, e nessun demone è riuscito a tro­vare in lei alcuna impurità. Ella è davvero purissima, perché era opportuno che il Re della gloria riposasse unicamente in un vaso purissimo e di prima scelta, al di sopra degli angeli e degli uomini. La terza pietra preziosa è la bellezza, tanto che i santi lodano Dio per la bellezza di sua Madre, e si compie così la gioia di tutti gli angeli, di tutti i santi e di tutte le sante. La quarta pietra preziosa della corona è la saggezza della Vergine Madre, poiché, essendo adorna di fulgore e di bellezza, ella è stata colmata e dotata di ogni saggezza da Dio. La quinta è la forza, poiché ella è così forte at­traverso Dio che può distruggere e disperdere tutto ciò che è stato creato. La sesta pietra è il suo sfavillìo e la sua luminosità, poiché gli angeli, i cui occhi sono più chiari della luce, ne sono illuminati, e i demoni, abbacinati dalla sua bellezza, non osano guardare il suo splendore. La settima pietra è la pienezza di ogni dilettazione, di ogni dolcezza spirituale, presente in lei con tale ricchezza che non c'è gioia che non sia accre­sciuta dalla sua, né dilettazione che non si completi con la sua vista beata; poiché ella è stata colmata di grazia al di sopra di tutti i santi; poiché è vaso di pu­rezza in cui si trovano ogni dolcezza e ogni bontà. Suo Figlio ha posto queste pietre fra i gigli che erano sulla corona della Vergine. Onorala, dunque, sposa del Fi­glio! e lodala con tutto il cuore, perché ella è degna di ogni onore e di ogni lode». Libro 1, 31



Il dolore della Vergine accanto alla Croce

«Pensa, figlia mia», diceva la Vergine Maria, «alla Passione di mio figlio, le cui membra sono state quasi le mie membra, e il cui cuore è stato quasi il mio cuore: poiché lui, come gli altri figli, ha abitato nel mio seno, ma è stato concepito con un amore fervente per amore divino. San Giovanni, suo cugino, dice a ragion veduta 'il Verbo si è fatto carne', perché con incomparabile ca­rità egli è venuto ed è restato in me. Ora, la Parola e l'Amore lo hanno creato in me. Avevo l'impressione che metà del mio cuore uscisse da me, e quando egli soffri­va, provavo il suo dolore, come se il mio cuore soppor­tasse i suoi tormenti. Infatti, così come, se si punge la parte esterna di una persona, ne risente anche il suo in­terno, così quando mio Figlio veniva percosso e flagella­to, lo stesso provava anche il mio cuore. Io sono stata anche colei che gli è rimasta più vicino durante la Passione. Non mi sono mai separata da lui e sono restata accanto alla croce; così come ciò che è più vicino al cuore è afflitto più duramente, così il suo dolo­re era più amaro per me che per chiunque altro. Quan­do egli mi ha guardato dall'alto della croce ed io gli ho restituito lo sguardo, dai miei occhi sgorgavano fiumi di lacrime; e quando ha visto che ero spezzata dal dolore delle sue piaghe, gli è parso che la sua sofferenza si cal­masse. Perciò oso dire che il suo dolore era il mio dolo­re, poiché il suo cuore era il mio cuore; così come Ada­mo ed Eva hanno venduto il mondo per una mela, così il mio caro Figlio ed io lo abbiamo riscattato con il no­stro cuore». Libro I, 35



Tutte le virtù e tutte le grazie sono custodite nella Vergine Maria

«Ci sono tre cose in particolare per cui sono pia­ciuta a mio Figlio», diceva la Madre di Dio alla sposa: «- l'umiltà, tanto che nessun uomo, nessun angelo e nessuna creatura era più umile di me; - ho eccelso nell'obbedienza, perché mi sono sforzata di obbedire a mio Figlio in ogni cosa; - ho avuto in sommo grado una carità singolare, e per questo sono stata onorata tre volte tanto da lui, poiché per prima cosa sono stata onorata dagli angeli e dagli uomini, tanto che non c’è virtù divina che non risplenda in me, sebbene egli sia l'origine e il Creatore di tutte le cose. Io sono la creatu­ra cui egli ha concesso una grazia più eminente che a tutte le altre creature. In secondo luogo, ho ottenuto una grande potenza, grazie alla mia obbedienza, tanto che non c'è peccatore, per quanto corrotto, che non ottenga il suo perdono se si rivolge a me con cuore contrito e il fermo proposito di fare ammenda. In terzo luogo, attraverso la mia carità, Dio si avvicina a me a tal punto che chi vede Dio, vede me, e chi vede me, può vedere in me, come in uno specchio più perfetto di quello degli altri, la divinità e l'umanità, e me in Dio; infatti chiunque vede Dio, vede in lui tre Persone; e chiunque vede me, vede tre Persone, dato che il Si­gnore mi ha rinchiuso dentro di sé con la mia anima e il mio corpo, e mi ha colmato di ogni genere di virtù, tanto che non c’è virtù in Dio che non risplenda in me, sebbene Dio sia il Padre e l'autore di tutte le virtù. Quando due corpi si uniscono, l'uno riceve quello che riceve l'altro: lo stesso succede tra me e Dio, poiché in lui non c'è dolcezza che non sia per così dire in me, come colui che ha il gheriglio di una noce e ne dà metà a un altro. La mia anima e il mio corpo sono più puri del sole e più lucidi di uno specchio. Così come in uno specchio si possono vedere tre persone, se fossero pre­senti, allo stesso modo è possibile vedere nella mia pu­rezza il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, poiché ho portato il Figlio nel mio seno; ora lo si vede in me con Dio e l'umanità come in uno specchio, perché sono pie­na di gloria. Sforzati dunque, sposa di mio Figlio! di se­guire la mia umiltà e di non amare altri che mio Figlio». Libro I, 42



Parole di lode scambiate fra la Madre e il Figlio in presenza della sposa

La Vergine Maria parlava a suo Figlio, dicendo: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei senza inizio e senza fi­ne; tu che sei stato l'uomo più abile e più virtuoso che sia mai esistito; tu che sei stato la creatura più degna del mondo!». Il Figlio rispose dicendo: «Madre mia, le parole che escono dalla tua bocca mi sono gradite, e nutrono i pen­sieri più segreti del mio cuore in modo dolce e soave; tu per me sei più dolce di qualsiasi altra creatura. Sebbene io ami i santi, amo te con amore ancora più ardente, più singolare e più eccelso, perché sono stato generato dalla tua carne. Sei come la mirra di prima qualità, il cui pro­fumo sale fino a Dio e lo conduce nel tuo corpo: lo stes­so profumo ha attirato a sé il tuo corpo e la tua anima. Sii benedetta, perché gli angeli si rallegrano per la tua bellezza; e, grazie alla tua virtù, chiunque ti invochi con cuore puro sarà liberato. Tutti i demoni tremeranno da­vanti alla tua luce». Libro 1, 46



Parole di lode e di benedizione scambiate tra la Madre e il Figlio

La Madre di Dio parlava a suo Figlio, dicendo: «Ca­ro Figlio mio, che il tuo nome sia benedetto in eterno con la tua divinità infinita! Nella tua divinità ci sono tre cose meravigliose: la tua potenza, la tua saggezza e la tua virtù. La tua potenza infinita è come un fuoco che arde, davanti a cui tutto ciò che è forte e rigido si spezza e si rompe, come la paglia seccata dal fuoco. La tua saggez­za imperscrutabile è come il mare, che non può inaridir­si tale è la sua grandezza, che copre le valli e le monta­gne; e come i flutti impetuosi salgono e scendono, allo stesso modo, nessuno può giungere alla conoscenza della tua saggezza, né può trovare la strada per sondarla ed arrivarci. Con quanta saggezza hai creato l'uomo e l'hai formato e messo al di sopra di ogni creatura! Con quan­ta saggezza hai disposto 'gli uccelli nell'aria, gli animali sulla terra, i pesci nel mare, dando ad ognuno di loro un tempo e un ordine! Con quanta saggezza hai reso saggi gli stolti, e stolti i superbi! La tua virtù, insigne e prodi­giosa, è come la luce del sole che splende in cielo e colma la terra del suo splendore, così come la tua virtù, che sazia le cose del cielo e della terra e le ricolma tutte. Per questo tu sii benedetto, caro Figlio mio! Tu che sei il mio Dio gentile e il mio Signore maestoso!». il Figlio rispose: «Madre amatissima, le tue parole sono dolci e piacevoli per me, perché sono pronunciate dalla tua anima, assolutamente bella e pura. Come la bella e bionda aurora, ti alzi al mattino con luminosità e serenità gettando i tuoi raggi su tutti i cieli, e la tua luce e il tuo fulgore superano ogni angelo. Con la grazia inef­fabile, hai dolcemente attirato a te il sole, ossia la mia divinità, e poiché il sole della mia divinità è giunto a te, si è legato e unito a te; e sei stata riscaldata più di chiun­que altro dal suo calore attraverso il mio amore, e grazie alla mia saggezza divina sei stata illuminata, più di chiunque altro, dal suo splendore. Per merito tuo si so­no dissipate le spesse tenebre della terra e tutti i cieli si sono illuminati. In verità ti dico che la tua incomparabi­le purezza, che mi è piaciuta più di quella degli angeli, ti ha valso la mia adorabile divinità, affinché tu fossi in­fiammata dal fuoco di questo Spirito divino, con il qua­le hai rinchiuso in te il vero Dio e il vero uomo, e attra­verso cui ogni uomo è stato illuminato e gli angeli si so­no rallegrati. Madre mia! Sii dunque benedetta dal tuo Figlio be­nedetto. Per questo non domanderai nulla che non ti sia concesso; e per merito tuo chi mi chiederà misericordia con il desiderio di correggere i propri errori, riceverà la mia grazia, perché, così come il calore proviene dal sole, allo stesso modo attraverso te giungerà ogni misericordia: perché tu sei come una fontana che si espande ovunque e dalla quale la misericordia sgorga sui malvagi». La Madre rispose nuovamente al Figlio: «Figlio mio, che ogni gloria e ogni virtù siano con te. Tu sei mio Dio e mia misericordia. Tutto ciò che mi è caro è tuo. Tu sei come il seme che non è stato seminato, e che tuttavia è cresciuto e ha fatto frutti cento, mille volte tanto. Ogni misericordia trae origine da te; ed essendo indicibile e infinita, può giustamente essere espressa con il numero simbolico cento, sinonimo di perfezione, perché qual­siasi perfezione e qualsiasi beneficio dipende da te». Allora il Figlio disse alla Madre: «Madre mia, mi hai paragonato a ragion veduta al seme che non è stato se­minato, e che tuttavia è cresciuto, perché sono cresciuto in te con la mia divinità e la mia umanità, ed essa non è stata seminata con mescolanza, eppure è cresciuta in te, e da essa è sgorgata in abbondanza la mia misericordia in tutti e per tutti; per questo ti sei espressa bene. Ora, quindi, chiedi tutto ciò che vuoi, e ti sarà dato, perché tu invochi la mia infinita misericordia con la forza e con le dolci parole della tua bocca». La Madre gli rispose dicendo: «Figlio mio, poiché ho ricevuto ed ottenuto la tua misericordia, oso chie­derti misericordia e soccorso per i poveri miserabili. Fi­glio mio e mio Signore, concedi loro la tua misericordia attraverso le mie preghiere». Il Figlio rispose: «Chiunque invochi il tuo nome e abbia fiducia nelle tue preghiere, con la volontà di cor­reggersi e fare ammenda dei suoi errori, dapprima rice­verà queste tre cose, e poi il regno celeste, perché avver­to così tanta dolcezza nelle tue parole, che non posso ri­fiutare quello che mi chiedi; poiché anche tu desideri solo ciò che voglio io. Infine, sei come una fiamma lu­minosa e ardente, attraverso la quale le luci spente si so­no accese e il cui ardore cresce: così, grazie alla tua ca­rità, che è salita al mio cuore e mi ha attirato verso te, chi è stato sorpreso nel peccato dalla morte, rivivrà nel­la vita vivente del mio amore infinito». Libro 1, 50



Maria paragonata a un fiore

La Madre di Dio parlava al Figlio, dicendo: «Il tuo nome sia benedetto in eterno, Gesù Cristo, caro Figlio mio! Alla tua umanità sia reso onore al di sopra di tutto il creato! Sia resa gloria alla tua divinità eterna, sopra ogni cosa, divinità che è Dio con la tua umanità! » Il Figlio rispose: «Carissima Madre mia, sei simile a un fiore che si è schiuso, cresciuto in una valle vicino a cui c'erano cinque montagne. Quel fiore è spuntato da tre radici, con uno stelo dritto, senza nodi; quel fiore aveva cinque foglie colme di ogni soavità e dolcezza. Ora, quest'umile valle si è innalzata con il suo fiore al di sopra delle cinque montagne circostanti, e le sue foglie si sono ingrandite e protese su tutta la distesa del cielo e sopra i cori degli angeli. Questa valle sei tu, Madre ama­tissima, grazie all'umiltà che hai avuto più di chiunque altro. È la tua umiltà che ha superato le cinque monta­gne. Il primo monte era la potenza di Mosè che, attra­verso la mia legge, ha avuto potere sul mio popolo, co­me se questo popolo fosse stato tenuto in suo pugno: ma tu hai rinchiuso nel tuo seno il Signore e il legislato­re divino di tutte le leggi: per questo sei più alta di que­sta montagna. Il secondo monte era Elia, che è stato co­sì santo da cadere in estasi ed essere innalzato nel corpo e nell'anima in un luogo santo: ma la tua anima, carissi­ma Madre mia, è assurta, e con lei il tuo corpo purissi­mo, al di sopra di tutti i cori degli angeli: per questo sei più alta e più eminente di Elia. Il terzo monte era la for­za incomparabile di Sansone, che egli aveva più di ogni altro uomo, eppure il diavolo l'ha convinto e dominato con l'inganno e l'astuzia: ma tu hai dominato il diavolo con forza mirabile; per questo sei più forte di Sansone. Il quarto monte era Davide, che si è comportato secon­do il mio cuore e secondo la mia volontà, ma che, tutta­via, è caduto nel peccato abominevole e crudele: ma tu, Madre mia, hai seguito in tutto e per tutto le sentenze e i decreti della mia volontà, e non hai mai peccato. Il quinto ed ultimo monte era Salomone, che è stato colmato di saggezza e che tuttavia ha perso il senno: ma tu, Madre mia, sei stata riempita di ogni saggezza e non sei mai stata insensata, né indotta in errore né ingannata: per questo sei molto più eminente di Salomone. Ora questo fiore è nato da tre radici, poiché, sin dal­la giovinezza, hai avuto tre cose: l'obbedienza, la carità e l'intelligenza divina. Da queste tre radici è cresciuto uno stelo dritto e senza nodi, ossia la tua volontà che non si è piegata a nulla se non alla mia. Questo fiore ha anche cinque petali, che si sono aperti al di sopra dei cori degli angeli. In verità, Madre mia, sei tu questo fio­re dai cinque petali. Il primo petalo è la tua onestà, tanto che i miei ange­li, mentre l'osservavano, hanno visto che superava la lo­ro, che era molto più eminente in santità ed onestà della loro; per questo motivo sei più eccelsa degli angeli. U secondo petalo è la tua misericordia, così grande che quando vedi la miseria di tutte le anime, provi una grande compassione, ed hai sofferto e sopportato un'im-mensa pena alla mia morte. Gli angeli sono pieni di mise­ricordia; ma non provano dolore: tu, invece, carissima Madre mia, hai avuto pietà dei miserabili, quando avvertivi tutto il dolore della mia morte, hai voluto patire ed hai patito ancora più dolore grazie alla tua misericordia, piut­tosto che esserne esente: per questa ragione la tua miseri­cordia ha oltrepassato e superato quella di tutti gli angeli. Il terzo petalo è la tua dolcezza. Certo, gli angeli so­no buoni e miti, e desiderano il bene di tutti: ma tu, ca­rissima Madre mia, come un angelo, prima di morire hai avuto nell'anima e nel corpo la volontà di compiere del bene per tutti, e lo hai fatto in modo molto partico­lare; ed ora non lo rifiuti a nessuno che ti chieda, a ra­gione, di avere dei benefici: per questo la tua dolcezza è più eccelsa di quella degli angeli. Il quarto petalo è la tua prodigiosa e meravigliosa bellezza, poiché gli angeli, osservando fra di loro la bel­lezza degli uni e degli altri, e ammirando la bellezza di ogni anima e di ogni corpo, vedono che tutta la bellezza della tua anima è superiore all'intera creazione, e che l'onestà del tuo corpo è superiore a quella di tutti gli uomini, creati dal nulla: in questo modo, la tua bellezza supera gli angeli e tutto il creato. Il quinto petalo è la tua divina dilettazione, poiché non ti piace nulla all'infuori di Dio, così come nulla di­letta gli angeli se non Dio, e ognuno di loro sente e av­verte dentro di sé un'indicibile felicità. Ma quando han­no visto quali erano la contentezza e la gioia che provavi per Dio, in tutta coscienza è parso loro che la loro bru­ciasse come una luce nella divina carità; ma vedendo che la tua gioia era come una catasta di legno che brucia a fuoco vivo e ardentissimo, tanto alto che la sua fiam­ma si avvicinava alla mia divinità, ebbene, dolce Madre mia, essi conclusero che la tua felicità bruciava e si in­nalzava al di sopra di tutti i cori degli angeli; per questo dunque questo fiore ha avuto cinque petali, ossia l'one­stà, la misericordia, la dolcezza, la bellezza e l'immensa dilettazione, ed era colmo di ogni dolcezza e di ogni soavità. Ora, chiunque voglia gustare la dolcezza e la soavità, deve avvicinarsi ad esse e riceverle dentro di sé, come hai fatto tu, buona Madre mia; perché sei stata così amorosamente dolce con mio Padre, che egli ti ha accolta interamente nel suo spirito, e la tua dolcezza in­namorata gli è piaciuta fra tutte le altre. Questo fiore porta anche il seme da cui, con il calore e la virtù del sole, cresce il frutto. Ma questo sole bene­detto, ossia la mia divinità, ha ricevuto l'umanità nel tuo seno vergine: perché così come il seme, ovunque cada, genera un certo tipo di fiore, così le mie membra sono state conformi e simili alle tue; tuttavia, sono stato uo­mo, e tu sei stata Vergine Madre. Questa valle e il suo fiore sono stati sommamente innalzati al di sopra di tutte le montagne, quando il tuo corpo e la tua anima santa sono stati posti al di sopra di tutti i cori degli angeli». Libro 1,51



Parole di benedizione e di preghiera della Madre di Dio per suo Figlio

La Beata Vergine Maria parlava a suo Figlio dicen­do: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei mio Dio, Si­gnore degli angeli e Re della gloria! Ti prego affinché le parole che hai predicato si radichino nel cuore dei tuoi amici, e si fissino e aderiscano al loro spirito come la pe­ce spalmata sull'arca di Noè con aderenza tale che i venti e le tempeste non poterono distruggerla; e che si propaghino e si spargano per il mondo come ramoscelli e fiori soavi e dolci, il cui odore si esala e si diffonde; che diano frutti, e diventino dolci come il dattero, la cui dolcezza diletta l'anima». L'amato Figlio le rispose: «Sii benedetta, cara Ma­dre mia! Il mio angelo Gabriele ti dice: 'Maria, sii bene­detta fra tutte le donne'; io sono la testimonianza certa che tu sei benedetta e che sei santissima al di sopra di tutti i cori degli angeli. Sei come il fiore sbocciato nel giardino: sebbene sia circondato da fiori che emanano diversi profumi ed effluvi, il suo profumo, la sua bellez­za e la sua virtù superano quelli di ogni altro fiore. Questi fiori sono stati seminati nel giardino del mondo, si sono schiusi e hanno brillato attraverso varie virtù, tutte scelte ed elette da Adamo alla fine del mondo. Ma fra tutti quelli che sono stati e che saranno, hai avuto il profumo più eccelso e umiltà in sommo grado, nella bellezza aggraziata della tua verginità. Io sarò certa­mente testimonianza di te che sei stata più che martire nella mia Passione, più che angelo nella tua misericor­dia e nella tua buona volontà. Ecco perché, avendo udi­to la tua preghiera, radicherò le mie parole affinché, proprio come la pece, aderiscano con forza ai cuori dei miei amici; esse si dilateranno e si diffonderanno come fiori odoriferi e daranno frutti come il dattero, dolcissi­mo e soave». Maria simile all'arca La Vergine Maria parlava al Figlio carissimo, dicen­do: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei mio Dio e Si­gnore degli angeli! Tu sei colui del quale i profeti han­no udito la voce, di cui gli apostoli hanno visto il corpo, e che gli ebrei e i tuoi nemici hanno ascoltato. Per que­sto sii benedetto, Figlio mio, senza fine e senza inizio!» Il Figlio le rispose dicendo: «Sii benedetta, tu che sei vergine e madre al tempo stesso! Tu sei l'arca che era secondo la legge e conteneva tre oggetti, ossia la ver­ga, la manna e la tavola. Sono state fatte tre cose con la verga: è stata tramutata in un serpente senza veleno; ha diviso le acque e infine ha fatto sgorgare l'acqua dalla pietra. Ed io, che sono restato nel tuo ventre ed ho as­sunto l'umanità da te, sono la rappresentazione di quel­la verga. Prima di tutto, sono tutto terribile e spaventoso per i miei nemici, proprio come il serpente per Mosè; poi­ché mi fuggono, e mi hanno in orrore come un serpen­te, sebbene sia pieno di ogni misericordia, e sia senza il veleno della perversità. Lascio che mi tengano con loro e mi tocchino, se desiderano farlo; se mi cercano mi vol­go a loro; se mi chiamano e invocano il mio aiuto, ac­corro, come la madre che si affretta dal figlio perso che ha ritrovato; se chiedono perdono per gli. errori che hanno commesso, concedo loro la mia misericordia e ri­metto i loro peccati. Faccio tutto questo per loro, anche se faccio loro ribrezzo come un serpente. In secondo luogo, questa verga ha separato il mare dal mare di sangue, e attraverso i fiumi del mio dolore ho liberato il cammino per andare in cielo, sino a quel momento chiuso dal peccato. Allora il mare si è diviso e si è aperta una strada completamente sgombra, quando il dolore di tutte le mie membra si è unito al mio cuore, che si è spezzato, a causa dell'intensità ditale dolore. Quando, in seguito, il popolo è passato attraverso il ma­re, Mosè non lo ha condotto subito nella Terra Promes­sa, ma nel deserto, per istruirlo e metterlo alla prova: al­lo stesso modo, il mio popolo, ora che ha ricevuto la fe­de e i miei comandamenti, non sale subito in cielo; prima è necessario che gli uomini siano messi alla prova nel deserto, ossia nel mondo, per vedere e verificare con quale amore amano Dio. Ma nel deserto il popolo ha provocato e irritato Dio in tre occasioni: in primo luogo quando ha eretto un idolo e l'ha adorato; poi perché ha rimpianto e deside­rato le carni di cui si cibava in Egitto; e ancora perché è stato superbo, quando ha voluto salire e combattere contro i nemici, senza la volontà di Dio. Allo stesso mo­do, ora gli uomini hanno peccato contro di me in que­sto mondo... Eppure io sono così misericordioso che se si convertiranno a me con cuore contrito, mi volgerò a loro e li riceverò come un padre pio riceve i figli. In terzo luogo, questa verga ha fatto sgorgare l'ac­qua dalla roccia. Questa pietra è il cuore indurito degli uomini, che non appena viene colpito dal timore e dal mio amore, fa sgorgare subito lacrime di contrizione e di penitenza. Nessuna persona, per quanto cattiva, non avverte un fremito in tutte le sue membra tale da spin­gerla alla devozione, e versa un fiume di lacrime, se si ri­volge a me; se pensa alla mia Passione nel suo intimo; se osserva la mia potenza; se soppesa e considera con at­tenzione la mia bontà, che dà frutti come la terra e gli alberi. Poi la manna è stata custodita nell'arca: così come il pane degli angeli, delle anime sante e di quelli che sono giusti sulla terra - cui non piace nulla se non la mia dol­cezza, e per i quali tutto il mondo è morto, e che, se so­lo lo volessi, desidererebbero essere privi della carne corporale - è stato custodito in te, che sei vergine e ma­dre nello stesso tempo. Da ultimo, in quest'arca erano conservate le tavole della legge: come avveniva in te, Madre mia, che custo­divi il Signore, il legislatore di tutte le leggi. Per questo Madre mia, sii benedetta fra tutte le cose che sono state create in cielo e in terra». Libro 1, 53



Il modo in cui Gesù viene calato dalla Croce

«Figlia mia» diceva la Santa Vergine Maria «devi pensare a cinque cose: prima di tutto alle membra di mio Figlio che diventarono fredde alla sua morte, e il sangue si congelò al loro interno; alla sua Passione che fu così amara che, trafitto il suo cuore con tanta cru­deltà, colui che gli inflisse una ferita con la punta di una lancia si fermò solo dopo essere passato da parte a par­te. Poi medita e pensa al modo in cui è stato calato dalla Croce. I due che lo tolsero e lo deposero a terra, usaro­no tre scale: una per salire fino ai piedi, la seconda per le braccia, la terza per il corpo. Il primo salì e lo tenne in mezzo. Il secondo, issandosi sull'altra scala, gli tolse dalla mano uno dei chiodi che avevano trapassato la croce e, dopo avere appoggiato la scala dall'altra parte, levò il chiodo anche dall'altra mano. Colui che reggeva il corpo, scese un gradino alla volta, come meglio pote­va, mentre l'altro saliva con la scala sino ai piedi, per strapparne i chiodi; e mentre scendevano, uno sostene­va il corpo per la testa. Io, che ero sua Madre, lo tenevo in mezzo; e con Giu­seppe e Nicodemo, lo appoggiammo su una pietra dove avevamo steso un lenzuolo bianco e pulito, con il quale avvolgemmo il suo corpo; ma non cucii il sudano: sapevo con certezza che non si sarebbe deteriorato nel sepolcro. Più tardi Maria Maddalena e le altre pie donne ci fe­cero visita; vennero anche moltissimi angeli che rende­vano un servizio al loro Creatore. Allora quale fu la mia tristezza? Nessuno può dirlo, perché ero come una don­na che dà alla luce un bambino, e le cui membra trema­no dopo il parto; una donna che, sebbene respiri a fati­ca a causa del dolore, gioisce dentro di sé, per quanto le è possibile, sapendo che il bambino appena nato non soffrirà mai di una simile miseria: allo stesso modo, seb­bene io fossi sommamente afflitta per la morte di mio Figlio, mi rallegrai, perché sapevo che non sarebbe morto mai più e che era destinato alla vita eterna; per questo la mia tristezza si confondeva con la gioia. In ve­rità posso dire che, quando mio Figlio fu sepolto, nel sepolcro ci furono due cuori. Non si dice forse che il vostro cuore è là dove si trova il vostro tesoro? Allo stesso modo, il mio cuore e il mio pensiero erano sem­pre nel sepolcro di mio Figlio, mio tesoro e mio cuore». Libro II, 21



La Santa Vergine parla alla sposa di Gesù Cristo della propria perfezione

La Santa Vergine Maria disse: «Io sono colei che è da sempre nell'amore divino, e sin dall'infanzia lo Spiri­to Santo è stato perfettamente con me. Come esempio, pensa alla noce che cresce quando si sviluppa il guscio esterno; anche il gheriglio all'interno cresce, e in questo modo la noce, sviluppandosi, è sempre piena, e non la­scia spazio a nulla di esterno. Allo stesso modo, sin dall'infanzia sono stata colma dello Spirito Santo, ed es­so mi ha talmente riempito con grande abbondanza, man mano che crescevo nel corpo e negli anni, che non ha lasciato nessuno spazio vuoto, in modo da non per­mettere al peccato né di entrare né di stabilirsi in me. Così, sono colei che non ha mai commesso un pec­cato veniale né mortale, perché sono stata così ardente nell'amore di Dio che non mi è piaciuto nulla del mon­do se non la perfezione della volontà divina, poiché il fuoco dell'amore divino bruciava incessantemente nel mio cuore. Anche Dio, benedetto sopra ogni cosa, che mi ha creato con la sua potenza e mi ha colmato di virtù dello Spirito Santo, mi ha amato ardentemente. Il fervo­re del suo amore è stato tale che mi ha inviato un mes­saggero per farmi conoscere la sua volontà, ossia che so­no Madre di Dio; e avendo saputo che era la volontà di­vina, d'un tratto il fuoco dell'amore che avevo nel cuore mi ha fatto pronunciare le parole di obbedienza, con cui ho risposto al messaggero: Sia fatta la tua parola; e in quello stesso istante il Verbo si è incarnato in me, così il Figlio di Dio è stato Figlio mio ed abbiamo uno stesso Figlio che è Dio e uomo e, similmente, io sono Vergine Madre. Gesù è un uomo molto saggio e vero Dio e, abi­tando nel mio ventre, mi ha dato così tanto discernimento che non solo posso intendere la saggezza di tutti i dottori, ma persino vederla nel loro cuore, poiché Dio me la rende manifesta, e sono in grado di capire se le lo­ro parole sgorgano dalla carità divina oppure dall'artifi­cio della loro scienza». Libro III, 8



Maria paragonata a un arcobaleno

«Ora, sono la Vergine che assiste al di sopra del mondo in continua preghiera, come sulle nuvole dell'ar­cobaleno che sembra tendere verso la terra e toccarla con le estremità. L'arcobaleno sono io, io che, attraver­so la preghiera, mi piego e mi abbasso verso gli abitanti della terra, sia buoni sia cattivi. Mi chino verso i buoni, affinché siano fermi e costanti nelle cose comandate lo­ro dalla Santa Chiesa, e verso i cattivi perché non avan­zino nella loro cattiveria». Libro III, 10



Similitudine di Maria con il Tempio di Salomone

Per il giorno della Natività della Santa Vergine. «Sii benedetta, Madre di Dio! Tempio di Salomone, dalle mura dorate; dal tetto splendido, dal pavimento disseminato di pietre preziose, dalla composizione e dalla struttura splendente, dagli interni perfetti, belli e deliziosi alla vista! Tu sei in tutto simile a questo Tem­pio, in cui ha camminato e si è seduto il vero Salomone; nel quale egli ha portato l'arca della gloria e il candela­bro per fare luce. Allo stesso modo, Vergine benedetta, sei il Tempio di quel Salomone che ha riportato la pace fra Dio e gli uomini, che ha riconciliato i colpevoli, dato vita ai morti, e liberato i poveri dai creditori. In verità, il tuo corpo e la tua anima sono stati il Tempio della divinità, il tuo corpo e la tua anima sono stati il tetto della carità divina, sotto il quale il Figlio di Dio, uscendo dal Padre, è venuto a te ed ha abitato gioiosamente con te. Il pavimento di questo Tempio è stato la tua vita, perfetta in ogni cosa, e l'esercizio assi­duo delle virtù, poiché la tua onestà è stata in te, dato che tutte le cose sono state stabilite in te, umili, devote, e assolutamente perfette e compiute. I muri di questo Tempio avevano forma quadrangolare, poiché non sei stata turbata da nessun obbrobrio, non sei andata orgo­gliosa di nessun onore, non ti sei inquietata per nessuna impazienza, e non ti sei legata a nulla che non fosse l'onore e l'amore di Dio. I dipinti di questo tempio so­no stati i fuochi continui dello Spirito Santo, il quale ha infiammato e innalzato la tua anima tanto che non c era virtù che non fosse presente in te con maggior perfezio­ne e compimento rispetto alle altre creature. In questo Tempio ha camminato Dio; egli ha river­sato in te le dolcezze e le soavità della sua visita, e vi ha trovato riposo quando la divinità si è unita all'umanità. Per questo sii benedetta, Vergine Beata in cui il grande Dio si è fatto bambino, e l'antico Signore un fanciullo; in cui Dio eterno e Creatore invisibile si è fat­to visibile fra le creature. Per questo, dunque, essendo tu molto pia e Signora potentissima, guardami, ti prego, ed abbi misericordia di me, perché sei la Madre di Salo­mone, non del figlio di Davide, ma di colui che è Padre di Davide, e Signore di Salomone, che edificava questo Tempio meraviglioso, tua prefigurazione; poiché il Fi­glio esaudirà la Madre, una Madre così grande! Prega, dunque, affinché il Figlio Salomone, che portasti in grembo come se dormisse, vegli in me, affinché non mi ferisca nessuna dilettazione del peccato, e la contrizione dei peccati commessi sia sempre in me; affinché le cose terrene siano morte in me, la mia pazienza perseveri in me e la mia penitenza dia i suoi frutti, perché non pos­siedo altra virtù che questa parola: Misericordia, Maria! Poiché il mio Tempio è l'esatto contrario del tuo: è oscurato da vizi, fango, lussuria, è corrotto dal tarlo del­la cupidigia, ed incostante per la superbia, vile a causa della vanità delle cose mondane». La Madre rispose: «Benedetto sia Dio, che ti ha ispirato questo saluto, perché tu comprenda quanta dolcezza e quanta bontà sono in Dio. Ma perché mi paragoni a Salomone e al suo Tempio, dato che sono Madre di colui che non ha né inizio né fine, e del quale si legge che non ha avuto né padre né madre, ossia Melchisedech, poiché sta scritto che fu sacerdote, e il Tempio di Dio appartiene ai sacerdoti, e dunque, io sono la Vergine Madre del sovrano Sacerdote? In ve­rità ti dico che sono l'una e l'altra, ossia la Madre di re Salomone e la Madre del sacerdote che riappacifica e accorda ogni cosa; poiché il Figlio di Dio, che è anche Figlio mio, è l'uno e l'altro, sacerdote e Re dei re. Del resto, nel mio ventre egli si è rivestito spiritualmente delle vesti sacerdotali, nelle quali ha offerto il sacrificio per il mondo. Nella città regale è stato incoronato con un diadema regale, ma aguzzo e straziante; fuori, inve­ce, correva per i campi come un atleta forte e si eserci­tava nella lotta. Ora posso lamentarmi a ragione, poiché mio Figlio è dimenticato e trascurato dai sacerdoti e dai re. I re si gloriano dei loro palazzi, dei loro eserciti e del crescente onore che il mondo tributa loro, e i sacerdoti si inorgo­gliscono dei beni e dei possedimenti temporali delle anime. Infatti così come hai detto che il Tempio era di­pinto d'oro, allo stesso modo i templi dei sacerdoti sono pieni di vanità e di curiosità mondane, poiché la simo­nia domina i loro pensieri. L'arca del Testamento è scomparsa; le luci delle virtù si sono spente; la tavola della devozione è desolata». La sposa rispose: «Madre di misericordia, abbi pietà e prega per loro». La Madre rispose: «Il Dio d'eternità ha amato i suoi a tal punto, che non soltanto desidera esaudire coloro che pregano nelle loro preghiere, ma anche che gli altri avvertano l'effetto della loro richiesta. E affinché siano esaudite le preghiere formulate per gli altri, servono due cose: la volontà di abbandonare il peccato, e il desiderio di progredire nel bene, poiché le mie preghiere giove­ranno a quanti pregheranno così». Libro III, 29



Maria paragonata a un giglio

Per il giorno di Sant'Agnese. Sant'Agnese parla alla sposa, dicendo: «Figlia, ama la Madre di misericordia, poiché è simile a un giglio so­migliante a un gladio; esso presenta due estremità aguz­ze e la punta sottile; è più alto e più grande degli altri fiori. Così la Santa Vergine è il fiore dei fiori, che cresce nelle valli e cresce su tutte le montagne; un fiore che venne nutrito a Nazareth ed era diffuso sino in Libano. Questo fiore era il più alto, perché la Regina del cielo primeggia su tutte le creature in dignità e potenza. Il suo cuore è combattuto fra la passione per il Figlio e la costanza nella lotta contro gli attacchi del diavolo, poi­ché ella non ha mai ceduto al peccato. Quanta chiaro­veggenza ebbe il vecchio che profetizzò Il gladio trafig­gerà il vostro cuore, poiché la Vergine ha sopportato e sofferto spiritualmente tanti contraccolpi e gladi quanti furono i colpi sopportati da Gesù, ed ha visto e provato su di sé le piaghe del Figlio! Ella ha avuto anche una libertà eccessiva, ossia una misericordia quasi incomprensibile, poiché è stata tal­mente pia e misericordiosa da preferire ogni sorta di tri­bolazione, affinché le anime fossèro riscattate, piuttosto di non patire. Ora, essendo unita a suo Figlio, ella non dimentica la sua naturale bontà, ma estende e prodiga la sua misericordia a tutti, persino ai malvagi; e così come il sole illumina e riscalda la terra, allo stesso modo non c e nessuno che, data la dolcezza di Maria, non riceva, se lo chiede, la sua pietà e la sua clemenza. Ella ha una punta molto acuta, ossia l'umiltà, poiché attraverso essa, è piaciuta all'angelo quando ha detto che era la serva di Dio, sebbene fosse destinata ad essere sublime Signora. Con queste stesse parole, ella ha concepito il Figlio di Dio, poiché non ha voluto piacere ai superbi. Così è as­surta al trono sovrano, non avendo amato nulla all'in-fuori di Dio. Vai dunque, anima carnale!, e saluta la Madre di misericordia che arriva proprio ora». Libro III, 30



Maria paragonata a una calamita

La Madre di Dio parla alla sposa, dicendo: «Qual­cuno, cercando delle pietre, trovò la calamita, e pren­dendola in mano, la pose e la custodì fra i suoi tesori, poiché ella conduce le navi in porto. Così mio Figlio, cercando le tue pietre, che sono i santi, mi ha scelto in modo particolare come Madre, affinché, attraverso me, gli uomini fossero condotti nel porto della salvezza e nell'oasi del cielo. Dunque, così come la calamita che, con una dolce attrazione, richiama a sé il ferro, io attiro a Dio i più duri di cuore; per questo non dovete essere turbati se a volte il vostro cuore si indurisce: ciò vi varrà corone più grandi». Libro III, 32



Per il giorno dell'annunciazione della Santa Vergine

Sant'Agnese disse: «Maria, Madre e Vergine delle vergini! Tu puoi essere chiamata a buon diritto aurora illuminata da Gesù Cristo, il vero Sole. Non ti chiamo aurora perché sei di stirpe regale, o per le tue ricchezze e gli onori, bensì perché a ragion veduta sei stata chia­mata aurora per la tua umiltà, per l'illuminazione della fede e per il tuo particolare voto di castità. Anticipi il sole e sei la sua protettrice, la gioia dei giusti, la conso­lazione dei peccatori e metti in fuga i demoni. Sei davvero madre di entrambi, Vergine e sposa, poiché per te sono state celebrate delle nozze bellissi­me quando Dio si è fatto uomo in te con un matrimo­nio, un'alleanza e un'unione santa, senza confusione e senza che la sua divinità ne fosse sminuita. La verginità e la maternità si sono fuse senza ferire il candore della verginità stessa. Sei stata fatta contemporaneamente madre e figlia del tuo Creatore, poiché hai generato corporalmente colui che è eternamente creato dal Pa­dre, e hai fatto ogni cosa con il Padre; poiché lo Spirito Santo è stato in te, fuori di te, e ovunque con te; ti ha reso feconda e consenziente all'annunzio divino. Lo stesso Figlio di Dio, nato in questo giorno da te, era in voi attraverso la grazia prima che il suo messaggero giungesse a te». Libro IV, 11



La Bellezza di Maria. Maria paragonata a un orefice

Per il giorno della festa della natività della Santa Vergine. «Dolce Maria! Bellezza novella, bellezza splendente, vieni in mio aiuto, affinché la mia bruttezza e la mia difformità scompaiano, e in me si accenda la carità, per­ché la tua bellezza conferisce tre cose alla mente: purifica la memoria affinché le parole di Dio entrino con dolcezza e piacere; poi fa sì che ricordi con dilettazione ciò che ha udito; e ancora lo comunichi al prossimo con amore. La tua bellezza fa tre doni al cuore: lo libera dal pe­so della pigrizia e della viltà; fa sgorgare le lacrime dagli occhi quando contemplano la tua purezza e la tua pa­zienza; gli dona per sempre il fervore della dolcezza con tale sincerità che ci porta a pensare alla tua bellezza. Si­gnora, sei davvero bellezza preziosissima, bellezza asso­lutamente desiderabile, perché soccorri gli infermi, con­soli gli afflitti e fai da mediatrice per tutti. Chiunque ti conosca può dire: 'Vieni, bellezza fulgi­dissima, e liberaci dal nostro obbrobrio! Vieni, bellezza dolcissima, e addolcisci la nostra asprezza! Vieni, bel­lezza potentissima, e liberaci dalla nostra prigionia! Vie­ni, bellezza onestissima e cancella la nostra bruttezza! Sii benedetta bellezza che tutti i patriarchi desideravano vedere, per la quale i profeti hanno tessuto le lodi, e di cui gli eletti si rallegrano!'» La Madre di Dio rispose: «Sii benedetto, mio Dio! La mia bellezza ti fa dire simili parole. Per questo ti di­co che l'antichissima bellezza, eterna e fulgidissima, che mi ha fatto e creato, ti recherà conforto. La bellezza an­tichissima e nuova che rinnova ogni cosa, che è stata in me e che è uscita da me, insegnerà a tutti cose meravi­gliose. La bellezza agognata, che si rallegra di ogni cosa, infiammerà la vostra anima con il suo amore. Abbiate dunque fiducia in Dio, poiché quando comparirà la bel­lezza celeste, ogni bellezza terrestre sarà confusa». Poi, il Figlio di Dio disse a sua Madre: «Madre be­nedetta, sei simile all'orefice che prepara una bella ope­ra. Tutti coloro che la vedranno, gioiranno, e allora of­friranno le loro pietre preziose o dell'oro per perfezio­narla. Allo stesso modo tu, amatissima Madre mia, vai in soccorso di tutti coloro che si sforzano di arrivare a Dio, e non lasci nessun vuoto con le tue consolazioni. Per questo puoi essere chiamata, a ragione, sangue del mio cuore, poiché così come con il sangue tutte le mem­bra del corpo vengono confortate e corroborate, allo stesso modo attraverso te ognuno resuscita dal peccato e dà frutti agli occhi di Dio». Libro IV, 19



La Santa Vergine Maria, Madre di misericordia

«Al mondo non c'è peccatore che, credendo since­ramente che mio Figlio sia il Creatore e il Redentore di tutti e suo amico intimo e sincero, non mi abbia imme­diatamente al suo fianco, come una madre caritatevole che si reca dal figlio, abbracciandolo e dicendogli: 'Cosa ti piace, figlio mio?' E se anche avesse meritato le orri­bili pene dell'inferno ma fosse deciso a rinunciare agli onori del mondo, alla cupidigia e agli affetti della carne, che la Chiesa detesta, e non desiderasse altro che la pro­pria salvezza, allora lui ed io saremo subito amici». Libro IV, 32



Maria intercede per i buoni e i cattivi

«Quanto a me, sono la Vergine nel cui seno il Figlio di Dio si è degnato di scendere con la divinità e lo Spiri­to Santo, senza nessuna malvagia dilettazione corporale. E colui che è il Figlio di Dio eterno è nato dal mio ven­tre senza rottura, con la divinità e l'umanità, e lo Spirito Santo, con una grande consolazione e senza fatica. Sono rimasta vicino alla croce quando lui dominava l'inferno con grande pazienza, e apriva il cielo con il sangue del suo cuore. In verità ero sulla montagna, quando il Figlio di Dio in persona, che in realtà è Figlio mio, saliva in cielo. Inoltre ho conosciuto con chiarezza tutta la fede cristiana che egli ha insegnato evangeliz­zando tutti coloro che desiderano entrare in cielo. Dunque rimango sulla terra con la mia assidua pre­ghiera per il mio carissimo Figlio, come l'arco sulle nu­vole del cielo, che sembra tendere verso terra e raggiun­gerla con le estremità. Per questo mi chino verso gli abi­tanti dell'universo, toccandoli con le due estremità delle mie orazioni, i buoni e i cattivi. Mi abbasso verso i buo­ni, perché siano costanti e fermi in tutto ciò che la Santa Madre Chiesa comanda, e verso i cattivi, affinché non avanzino nella cattiveria, peggiorando». Libro IV, 78



Maria simile a un fiore da cui le api colgono la dolcezza

La Madre di Dio parla: «Io sono la Regina e la Ma­dre di misericordia. Mio Figlio, Creatore di tutte le co­se, è commosso da tutta la dolcezza che c'è in me che mi ha dato la comprensione spirituale di tutte le cose create. Così somiglio a un fiore, da cui le api colgono la dolcezza; sebbene esse ne prendano molta, la dolcezza non finisce mai; allo stesso modo sono in grado di pro­digare le grazie a tutti, e ne ho in sovrabbondanza. I miei eletti sono come le api e, con tutta la devozione di cui sono capaci, sono sensibili a qualsiasi cosa minacci il mio onore; poiché come le api essi lavorano con grande cura, facendo tutto ciò di cui sono capaci. Essi hanno anche due ali, ossia sono talmente umili che si ritengo­no indegni di lodarmi, ed obbediscono a chiunque per quanto riguarda il mio onore. Essi hanno, infine, un pungiglione, e se ne sono privi, muoiono. Allo stesso modo, gli amici di Dio sono sommersi da un mare di tribolazioni mondane, di cui non saranno privati in vita, affinché possano conservare le loro virtù; ma lui, che è oceano e Dio di ogni consolazione, li consolerà». Libro IV, 86



Prerogative della Madre di Dio

«Dunque vi chiedete perché io abbia avvantaggiato con grandi prerogative la Madre di Dio, mettendola al di sopra e al di là di tutte le creature: ebbene in lei c'era un segno incontrovertibile e vero della virtù; infatti, così co­me il fuoco si accende all'improvviso quando il legno è di­sposto bene, così il fuoco del mio amore si accese in mia Madre con maggiore ardore, poiché ella era disposta me­glio di chiunque altro: allorché l'amore divino, di per sé immutabile ed eterno, iniziò a comparire e a bruciare quando la mia divinità si incarnò, non c'era creatura più idonea e maggiormente in grado della Santa Vergine di ri­cevere le fiamme del mio amore, poiché nessuna aveva tanta carità come lei; e sebbene il suo amore si fosse mani­festato alla fine dei tempi, ella era conosciuta prima ancora che iniziasse il tempo stesso, e come tale era predefinita da sempre nella divinità; così come nessuna la eguagliava in amore, ella non ha avuto pari in grazia e in benedizione». Libro V, 3



Maria incorona suo Figlio

Parla il Figlio di Dio e dice: «Sono stato incoronato re nella mia divinità, senza inizio e senza fine. Questa corona simboleggia la mia potenza, che è ineguagliabile. Ho tenuto un'altra corona in me, ossia me stesso. Ora, tale corona è stata preparata per l'anima che avrebbe provato un’immensa carità e un grandissimo amore nei miei confronti. Sei tu, Madre mia, che hai meritato e guadagnato questa corona, con la giustizia e l'amore, poiché gli angeli ne rendono testimonianza, e i santi di­cono che la tua carità e il tuo amore sono stati più ar­denti nei miei confronti, e la tua castità più pura e più eccelsa di quella di chiunque altro, ed essa mi è piaciuta ed è gradita più di tutte. La tua testa è come i raggi del sole, perché la tua verginità purissima in te è guida delle altre virtù, le quali si sono manifestate davanti a me e mi sono particolarmente piaciute con l'umiltà che le ha sempre accompagnate. Per questo a ragion veduta ti chiamano Regina, in­coronata sopra ogni altra creatura. Tu sei Regina grazie alla tua purezza e sei stata incoronata per la tua perfe­zione. Il tuo viso era di una bellezza incomparabile e di un candore mirabile, simbolo del pudore della tua coscien­za, in cui c'era la pienezza della scienza umana, e la dol­cezza della saggezza divina risplendeva su ogni cosa nel­la tua bellezza. Davanti a mio Padre, i tuoi occhi erano così lumino­si che ci si specchiava in essi, e gli occhi della tua anima erano così splendenti che mio Padre vedeva in essi che la tua volontà non voleva e non desiderava altri che lui. Le tue orecchie erano purissime e aperte come fine­stre chiarissime, quando Gabriele ti ha comunicato la mia volontà; e quando io, Dio, mi sono incarnato in te, le tue gote hanno assunto una bellezza perfetta e piace­vole, dovuta alla simmetria e all'accostamento dei due colori, il bianco e il rosso, ossia alla fama delle tue lode­voli opere di bene. Il fulgore delle tue abitudini, che cresceva di giorno in giorno, mi è piaciuto in modo in­dicibile. Certamente, il Padre eterno si rallegrava per la bellez­za dei tuoi costumi; egli non ha mai distolto gli occhi da te e, grazie alla tua carità, tutti hanno ricevuto l'amore. La tua bocca era come una lampada ardente all'in­terno e rilucente all'esterno, perché intimamente le pa­role e gli affetti della tua anima sono state ardenti grazie al fuoco della divinità, ed esteriormente splendevano per la lodevole disposizione dei gesti del tuo corpo, e per il dolce e gentile accordo delle tue virtù. In verità, Madre carissima, le parole pronunciate dalla tua bocca hanno attratto in qualche modo la mia divinità, e il favore della tua dolcezza divina non mi se­parava mai da te. Il tuo collo tendeva in alto in modo eccellente, poi­ché la giustizia della tua anima è interamente rivolta a me, e si muove secondo la mia volontà; la tua anima non è stata mai incline alla superbia, poiché, così come il collo si china sotto la testa, allo stesso modo tutte le tue intenzioni e tutte le tue opere si piegano al mio vo­lere. Il tuo petto era colmo di dolcezza e soavità di ogni genere, tanto che sembra non ci sia del bene in me sen­za che esista anche in te; infatti hai attirato a te tutto il bene con la potente dolcezza del tuo comportamento allorché alla mia divinità è piaciuto entrare in te, e la mia umanità ha gradito abitare in te, e succhiare il latte dal tuo seno. Le tue braccia erano belle per lo splendore dell'ob­bedienza, e per la sofferenza e il compimento delle ope­re di bene: per questo ho voluto che le tue mani toccas­sero e si prendessero cura della mia umanità, ed io mi sono riposato fra le tue braccia. Il tuo ventre sacro era purissimo come l'avorio e co­me un vaso adorno di pietre preziose, tanto che la co­stanza della tua coscienza e della fede non si è mai affie­volita né rilassata nella tribolazione. Le pareti di questo ventre, ossia della tua fede, erano simili all'oro purissi­mo, e attraverso esse si esprime la forza delle tue emi­nenti virtù: la tua prudenza, la tua giustizia e la tua tem­peranza, accompagnate da una perfetta perseveranza, poiché tutte le tue virtù sono state perfette e completate dall'amore divino. I tuoi piedi erano purissimi e come se fossero stati lavati con erbe aromatiche, poiché la tua speranza e il tuo amore erano rivolti a me, che sono il tuo Dio. Il tuo ventre, dunque, luogo sia spirituale che corporale, era per me così desiderabile, e la tua anima era per me così gradevole, che per me è stato un piacere scendere dall'alto dei cieli per raggiungerti. Perciò, carissima Ma­dre mia, questa corona, custodita in me, non è altro che me stesso, il tuo Dio; dovendo incarnarmi, non poteva essere posta su nessun altro capo se non il tuo di Madre e Vergine, Imperatrice di tutte le regine. Esiste una specie d'uva il cui vino è così forte che esce da solo dai grappoli, senza che sia necessario pres­sarli. Il proprietario delle vigne, vedendo che sono giun­ti a perfetta maturazione, pone sotto questi grappoli dei vasi, e non è il vino che attende i recipienti bensì i vasi che attendono il vino; se si dispongono più contenitori, il vino scorre in quello più vicino. Quest'uva è la mia di­vinità, la quale è talmente ripiena del vino fervente della mia natura divina, che tutti i cuori degli angeli ne sono colmi, e tutte le cose ne partecipano. Ma poiché l'uomo si è ribellato, ne è diventato indegno. Il Padre ha inviato il suo vino, ossia me, suo Figlio, nel vaso più vicino e meglio disposto, che attendeva con grande desiderio l'arrivo di questo nettare. Questo vaso era il seno della Santa Vergine Maria, che più di ogni altra creatura ha nutrito un amore fervente. Ora, questa Vergine non amava altri che me e desiderava essere la mia serva, per questo ha ottenuto il vino di prima qualità. Questo vino aveva tre caratteristiche: una grande forza poiché io uscii senza contatto umano; un colore bellissimo, poiché sono disceso dal cielo per combatte­re, essendo io il più forte degli uomini; una soavità dol­cissima, che inebria fiumi di benedizione eterna. Questo vino, dunque, che sono io, è entrato nel seno di mia Madre. Così il Dio indivisibile è diventato visibile, e l'uomo perso è stato accolto nuovamente nella salvezza. Perché sono restato tanti mesi in seno alla Santa Vergine? Io sono il Creatore della natura, ed ho dispo­sto e distribuito ogni cosa, e le ho ordinato il modo e il momento della mia nascita. Se dunque io, che sono il Creatore di tutte le cose, avessi voluto nascere appena dopo essere stato concepito, avrei agito contro la natu­rale disposizione e l'ordine che avevo impartito, e si sa­rebbe pensato che la mia umanità non fosse reale, ma fantastica; per questo, dunque, sono rimasto in seno alla Vergine proprio come gli altri esseri umani, compiendo attraverso me stesso ciò che avevo ordinato prima del tempo». Libro V, 4



Perché non vi ho mostrato con segni evidenti che mia Madre era vergine e madre?

«Ho dichiarato ai profeti tutti i misteri della mia in­carnazione ineffabile, affinché fossero creduti con sicu­rezza. Ora, che la mia carissima Madre fosse vergine e madre nello stesso tempo, è provato dalla testimonianza di San Giuseppe, che è stato fedele custode e testimone della sua verginità. Benché la sua verginità fosse stata ri­velata con un miracolo manifesto, le bestemmie dei mal­vagi e degli infedeli non sono cessate; essi, infatti, non credono che il concepimento della Santa Vergine sia stato operato dalla potenza divina, perché dimenticano che ciò è facilissimo per me, più facile dell'atto con cui il sole attraversa il vetro. La stessa giustizia divina ha vo­luto che il mistero ineffabile dell'incarnazione fosse na­scosto al diavolo, e che venisse rivelato agli uomini al tempo della grazia. Ora, vi dico che mia Madre è veramente vergine e madre. E così come in Adamo ed Eva la potenza della divinità si mostrò in modo meraviglioso, e la loro vita in comune fu caratterizzata da una deliziosa onestà, allo stesso modo la mia natura divina scese nel vaso sigillato senza nessuna frattura né violenza. La mia dimora al suo interno fu piacevole perché io, Dio, ero contenuto nell'umanità ed ero ovunque con la mia mirabile divi­nità. Anche lì la mia potenza fu meravigliosa, poiché io, Dio, uscii da un ventre umano, custodendo l'inviolabi­lità del chiostro della verginità». Libro V, 6



Elogio del Padre nei confronti di Maria

Così parla il Padre: «Questo vaso di cui ti ho parlato era Maria, figlia di Gioacchino, Madre dell'umanità di Gesù Cristo, poiché ella era un vaso chiuso al diavolo e non a Dio. Come un fiume che, desiderando uscire dal suo letto, cerca i canali e le deviazioni, così il diavolo, come un fiume di vizi, ricorreva a ogni stratagemma ed astuzia per avvicinarsi al cuore della Santa Vergine; ma non ha mai potuto inclinare la sua anima verso qualche peccato, perché ella era chiusa a qualsiasi tentazione, in quanto il fiume del mio Spirito scorreva in lei ed aveva colmato il suo cuore di grazia spirituale. Maria, Madre di mio Figlio, era un vaso piccolo e grande al tempo stesso; piccolo nell'umiltà e nel disprez­zo di se stessa, grande nell'amore della mia divinità. La Santa Vergine Maria era un vaso vuoto e pieno al tempo stesso; vuoto di qualsiasi genere di voluttà e di peccato, e pieno della dolcezza celeste e di ogni bontà. La Santa Vergine era un vaso luminoso e opaco; lu­minoso, poiché l'anima viene creata da me nel suo splendore; ma Gesù ha creato l'anima di Maria in ogni perfezione della luce, affinché mio Figlio si incarnasse nella sua anima, della cui bellezza il cielo e la terra si rallegrano; ma questo vaso divino non era luminoso da­vanti agli uomini, poiché Maria disprezzava gli onori e le ricchezze del mondo. Maria era un vaso puro e impuro; puro, in quanto era bellissima, e in lei non c'era nulla di immondo. Ma ella era impura perché proveniva dalla stirpe di Adamo ed era nata da peccatori, sebbene fosse stata concepita senza peccato, affinché mio Figlio nascesse da lei senza peccato. Per questo colui che andrà là dove Maria è nata ed è stata nutrita e cresciuta, non soltanto sarà purificato, ma sarà a sua volta un vaso in mio onore». Libro V, 13



La Santa Vergine, Madre di Dio, parla a Santa Brigida della bellezza di Gesù Cristo

La Madre di Dio parlava alla sposa, dicendo: «Io so­no la Regina del Cielo. Mio Figlio ti ama con tutto il cuore. Perciò ti consiglio di non amare nulla all'infuori di lui, perché egli è così piacevole e bello che la bellezza degli elementi e della luce al confronto del suo fulgore non sono che ombra; ciò spiega perché, quando nutrivo mio figlio, lo trovavo così bello che persino chi lo guar­dava era sollevato dai propri dolori e consolato nella tri­stezza. Per questo, quando gli ebrei erano colpiti da qualche afflizione, dicevano: 'Rechiamoci a vedere il fi­glio di Maria, affinché ci sentiamo consolati'. E anche se ignoravano che fosse il Figlio di Dio, la sua vista era per loro una grande consolazione». Libro VI, 1



Maria paragonata a uno sciame d’api

La Beata Vergine parla alla sposa, dicendo: «Sposa di mio Figlio, mi saluti e mi paragoni a uno sciame d'api. In verità sono stata un alveare, poiché il mio cor­po era simile a un albero, quando l'anima ne fu separata perché Dio l'elevasse nel mio corpo fino alla divinità. Quest'albero è divenuto uno sciame d'api, quando l'ape beata, mio Figlio, è uscito e disceso dal cielo, Dio viven­te nel mio seno. In me, inoltre, Gesù è stato come un favo di miele dolcissimo e purissimo, preparato con ogni cura per ricevere il soavissimo miele della grazia dello Spirito Santo. Questo favo, dunque, è stato colmato, quando il Figlio di Dio è disceso in me con la sua po­tenza, il suo amore e la sua onestà. Egli è giunto con la sua potenza, poiché è mio Dio e mio Signore. E‘ venuto con amore, perché per amore si è incarnato ed ha ricevuto la morte sul patibolo. E’ arri­vato con onestà, poiché qualsiasi bassezza del peccato di Adamo è stata allontanata da me, e per questo il Fi­glio di Dio purissimo è disceso in una carne umana pu­rissima. Egli ha un pungiglione, ma non lo usa per pun­gere; l'ago della giustizia severa di mio 'Figlio, infatti, non punge se non è provocato dai peccati. Eppure que­st'ape è stata ripagata male, perché la sua potenza è sta­ta posta in mani inique e il suo amore in mani crudeli; la sua onestà è stata spogliata e sferzata con grande cru­deltà. Benedetta sia dunque quest'ape che ha fatto del mio albero un alveare, e l'ha riempito del suo miele con così tanta abbondanza che, attraverso la dolcezza che mi ha trasmesso, tutte le bocche sono state svuotate dell'amaro veleno». Libro IV, 12



Sul digiuno

Parla la Madre di Dio: «Se qualcuno, desiderando fare un digiuno, avesse voglia di mangiare, ma la sua vo­lontà resistesse al desiderio e il superiore a cui deve ob­bedire gli ordinasse di mangiare ed egli mangiasse per obbedienza, ebbene in questo caso mangiare sarebbe un merito più grande del digiuno». Libro VI, 49



La Vergine Maria dice a Santa Brigida perché si purificò e parla anche del gladio che trafisse il suo cuore

La Santa Vergine Maria dice alla sposa di suo Figlio: «Figlia mia, sappi che non avevo bisogno di essere puri­ficata come le altre donne, perché lo aveva già fatto mio Figlio, che è nato da me, ed io non avevo contratto la benché minima macchia quando generai Gesù, che è la purezza fatta persona. Tuttavia, affinché la legge e i profeti fossero soddisfatti, ho desiderato vivere nella legge, non secondo i grandi del secolo, e conversavo umilmente con gli umili. Non ho voluto avere in me co­se particolari, tale era il mio amore per tutto ciò che si esprimeva con umiltà! Un giorno come tanti, il mio dolore crebbe, perché, malgrado sapessi per ispirazione divina che mio Figlio avrebbe sofferto, quando Simeone disse che per me Ge­sù sarebbe stato il gladio del dolore e il segno che gli uomini avrebbero contraddetto, il dolore trafisse il mio cuore con maggiore amarezza - benché fosse temprato dalle consolazioni dello Spirito Santo - e non lo abban­donò finché nell'anima e nel corpo non fui assunta in cielo. Desidero che tu sappia che quel giorno il mio do­lore si espresse in sei modi: nella conoscenza, poiché ogni volta che guardavo mio Figlio, che lo vestivo, che vedevo le sue mani e i suoi piedi, il mio spirito sprofon­dava in nuovo dolore, perché pensavo a come lo avreb­bero crocifisso. Nell'udito, poiché ogni volta che sentivo gli obbro­bri che la gente vomitava su mio Figlio, le menzogne e le insidie, il mio spirito era sopraffatto dal dolore, tanto che solo a stento riuscivo a contenerlo; ma la virtù divi­na mi indicò il giusto modo e l'onestà, affinché in me non si notasse nulla d'imperfetto. Nella vista, perché quando vidi che flagellavano mio Figlio, che lo inchiodavano e lo appendevano alla forca, rimasi in piedi accanto a lui e sopportai tutto ciò con ta­le pazienza che in me i miei nemici e gli altri videro solo dolore. Nel tatto, poiché quando io e gli altri calammo mio Figlio dalla croce lo avvolsi in un sudario e lo posi nel sepolcro e così facendo il mio dolore crebbe a tal punto che le mie mani e miei piedi mi reggevano a stento. Co­me avrei voluto essere sepolta con mio Figlio! Soffrivo per il desiderio ardente di andare in cielo, dopo che mio Figlio fu salito in paradiso, perché il lun­go soggiorno sulla terra dopo la sua partenza accresceva enormemente il mio dolore. Soffrivo a causa della tribolazione degli apostoli e degli amici di Dio, il cui dolore era il mio, temendo in continuazione che soccombessero alle tentazioni e alle pene; ero addolorata perché ogni cosa contraddiceva le parole di mio Figlio. Ora, sebbene la grazia di Dio fosse con me e la mia volontà fosse consona alla sua, il mio dolore fu continuo, malgrado la consolazione, finché non venni assunta nel corpo e nell'anima accanto a mio Figlio. Per questo, figlia mia, che questo dolore non venga mai meno nel tuo cuore, perché senza le tribola­zioni si salverebbero solo in pochi». Libro VI, 57



La Santa Vergine racconta i dolori provati quando dovette fuggire in Egitto

La Santa Vergine Maria parla alla sposa di suo Fi­glio, dicendo: «Ti ho parlato dei miei dolori; ma anche il dolore che ho provato durante la fuga in Egitto con mio Figlio è stato grande, soprattutto quando udii che ammazzavano dei bambini innocenti e che Erode per­seguitava Gesù; benché sapessi ciò che stava scritto di mio Figlio, per la grandezza dell'amore che provavo nei suoi confronti il mio cuore era colmo di dolore e d'amarezza. Forse ti chiederai cosa fece Gesù per tutto quel tempo, prima della Passione, ed io ti rispondo co­me il Vangelo: era sottomesso ai suoi genitori, e si com­portava come gli altri bambini, fino a quando non rag­giunse l'età adulta. In gioventù fece dei miracoli, mo­strando il modo in cui le creature servivano il loro Creatore. Di come tacquero gli idoli e di come diversi di essi caddero al suo arrivo in Egitto; di come i Magi annunciarono che mio Figlio sarebbe stato il segno di grandi cose future; di come apparve anche il ministero degli angeli; di come nel suo corpo e sui capelli non ci fosse mai nulla di immondo: di tutto questo non è ne­cessario che tu abbia conoscenza, poiché il Vangelo contiene segni della divinità e dell'umanità che possono edificare te e gli altri. Ora, diventato più grande, si dedicava costantemen­te alla preghiera e obbediva sempre. Venne con noi alle feste indette a Gerusalemme e in altri luoghi; il suo aspetto e la sua parola erano piacevoli e suscitavano am­mirazione, tanto che molte persone afflitte dicevano: 'Rechiamoci a vedere il figlio di Maria, affinché troviamo consolazione'. Man mano che cresceva, faceva dei lavori manuali; discorreva su Dio con noi e in particolare aveva per noi parole di conforto, e in questo modo eravamo continuamente colmi di gioie indicibili. Ma quando ci facevamo cogliere dal timore della povertà, non ci dava né oro né denaro e ci esortava, invece, alla pazienza; inoltre ci difese e ci protesse dagli invidiosi. Quanto alle necessità, ci aiutavano la gente per bene e il nostro lavo­ro, cosicché eravamo soccorsi solo nel necessario e non avevamo nulla di superfluo perché tutto quello che cer­cavamo di fare era servire Dio. Gesù, poi, conversava di buon grado con chi veniva a trovarlo a casa per la diffici­le interpretazione della legge e il significato delle figure, e talvolta disputava pubblicamente con i saggi, destan­done l'ammirazione, al punto che essi dicevano: 'Ecco che il figlio di Giuseppe insegna ai maestri: che spirito grande parla in lui'. Un giorno ero intenta a pensare alla sua Passione e provavo un'immensa tristezza. Allora egli disse: 'Madre mia, non credi che io sia in mio Padre e che mio Padre sia in me? Cosa è successo? Sei triste? Sai che il Padre mio vuole che io patisca la morte e la mia volontà è quella del Padre mio. Quello che ricevo da mio Padre non può soffrire, ma soffre la carne che ho ricevuto da te, affinché la carne altrui sia riscattata e il suo spirito salvato'. Infine, era così obbediente che quando Giu­seppe gli diceva qualcosa senza pensarci: 'Fai questo o fai quello' egli lo faceva e in questo modo nascondeva il potere della sua divinità, di cui eravamo al corrente solo Giuseppe ed io; infatti lo abbiamo spesso visto circon­dato da una luce stupenda, ed abbiamo udito le voci e i concerti degli angeli che cantavano sopra di lui. Abbia­mo visto anche gli spiriti immondi, che non temevano gli esorcisti riconosciuti dalla legge, uscire alla vista di mio Figlio. Che queste cose siano continuamente presenti alla tua memoria, e ringrazia Dio di aver voluto manifestare attraverso te la sua infanzia». Libro VI, 58



La Santa Vergine racconta ciò che accadde durante la visita a Santa Elisabetta...

La Madre di Dio dice a Santa Brigida: «Quando l'angelo mi annunciò che il Figlio di Dio sarebbe nato da me, non appena ebbi acconsentito avvertii in me qualcosa di mirabile ed inconsueto; stupita, decisi im­mediatamente di recarmi in visita da Santa Elisabetta, mia cugina, che era incinta, per starle vicino e parlare con lei di quello che mi aveva detto l'angelo; ma quan­do giunsi alla fontana e ci baciammo ed abbracciammo, il bambino che ella portava in grembo gioì in modo me­raviglioso. Allora in cuor mio provai di nuovo felicità, tanto che la mia lingua proferì parole divine incompren­sibili, che la mia anima capì a sténto, tale era la gioia che provava! Ora, Elisabetta contemplava il fervore dello Spirito che parlava in me, ed io contemplavo similmente in lei la grazia di Dio; così, trascorremmo alcuni giorni insie­me, benedicendo Dio. Poi un pensiero iniziò a interro­gare la mia mente su quale devozione e quale comporta­mento avrei dovuto assumere dopo aver ricevuto una grazia del genere; cosa dovevo rispondere a quanti mi avrebbero chiesto come avessi concepito il bambino e chi fosse suo padre, e cosa avrei detto a Giuseppe, qua­lora il nemico avesse insinuato in lui dei sospetti nei miei confronti. Mentre nella mia mente si susseguivano questi pen­sieri, un angelo, simile a quello che mi era apparso in precedenza, mi disse: 'Nostro Dio, che è eterno, è con te e in te: dunque non temere, perché egli ti darà la gra­zia della parola; guiderà i tuoi passi e ti condurrà, com­pirà la sua opera con te con potenza e saggezza. Ora, Giuseppe, cui sei stata affidata, si stupirà quando saprà che aspetti un figlio, e riterrà indegno vivere con te'. E poiché Giuseppe era stato in ansia e non sapeva cosa fare, l'angelo gli comparve in sogno, dicendogli: 'Non allontanarti dalla Vergine che ti è stata affidata, perché, come ti ha detto lei stessa, ha concepito il bam­bino con lo Spirito di Dio, e darà alla luce un Figlio che sarà il Salvatore del mondo. Per questo servila fedel­mente, e sii testimone e custode del suo pudore'. Da quel giorno, Giuseppe mi servì come la sua pa­drona, ed io mi umiliai fino a compiere le sue opere più umili. Pregai in continuazione». Libro VI, 59



Perché Maria ha vissuto a lungo dopo l'Ascensione di Gesù

«Secondo la volontà divina, ho vissuto a lungo dopo l'Ascensione di mio Figlio, affinché le anime si conver­tissero a Dio, dopo aver visto la mia pazienza invincibile e la regolatezza dei miei costumi, ed affinché i miei apo­stoli e i miei eletti si rafforzassero. La naturale predispo­sizione del mio corpo era tale che mi permise di vivere duramente, in modo che la mia corona aumentasse, per­ché durante il tempo che ho vissuto dopo l'Ascensione di mio Figlio ho visitato i luoghi in cui egli ha sofferto o ha manifestato le sue meraviglie, tanto la sua Passione era impressa nel mio cuore. I miei sensi erano astratti e lontani dalle cose del mondo, perché ero costantemente infiammata da nuovi desideri e vicendevolmente afflitta dai dolori; tuttavia, il mio dolore e la mia gioia erano così temprati che non omettevo nulla di quello che riguardava il servizio di Dio. Conversavo con gli esseri umani, ma partecipavo pochissimo a ciò che piaceva loro. La mia assunzione non era nota a molti e non era stata annunciata tramite Dio, che è mio Figlio; egli così ha voluto, affinché la fe­de nella sua Ascensione al cielo fosse maggiormente ra­dicata e temprata nel cuore degli uomini». Libro VI, 61



La dormizione della Santa Vergine

Parla la Madre di Dio e dice: «Un giorno, diversi an­ni dopo l'Ascensione di mio Figlio, provai molta afflizione per il desiderio di andare in cielo e vedere mio Figlio. Allora vidi un angelo luminoso, come già mi era capitato in passato, che mi disse: 'Tuo Figlio, Dio e nostro Signo­re, mi manda a te per annunciare che è arrivato il mo­mento in cui devi raggiungerlo con il corpo, per ricevere la corona che è stata preparata per te. Al che, risposi: 'Sai il giorno e l'ora in cui devo andar­mene da questo mondo per passare nell'altro?' E l'angelo disse: 'Gli amici di tuo Figlio seppelliranno il tuo corpo. Dopo aver pronunciato queste parole, l'angelo scom­parve ed io mi preparai all'evento, visitando, come di consueto, ogni luogo in cui aveva sofferto mio Figlio. Un giorno il mio spirito era sospeso nell'ammirazione della carità divina, quando la mia anima, in contemplazione, fu colma di così tante delizie che le sosteneva a stento, e in tale contemplazione e gioia essa fu separata dal corpo. Quante cose magnifiche vide la mia anima in quel mo­mento, e con che onore fu accolta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, e che moltitudine d'angeli la in­nalzò! Purtroppo non puoi capirlo, ed io non posso esprimerlo senza che anche la tua anima si separi dal corpo, sebbene ti abbia indicato qualcosa in questa pre­ghiera, che ti ha ispirato mio Figlio. Ora, chi era in casa con me quando resi l'anima capì immediatamente, per via dell'insolita luce, le cose divi­ne che si stavano compiendo in me in quel momento. In seguito, gli amici di mio Figlio, inviati da Dio, seppelli­rono il mio corpo nella valle di Giosafat, e con loro c'era un'infinità di angeli simile agli atomi del sole. Ma i numerosi spiriti non osavano avvicinarsi. Il mio corpo restò qualche giorno sulla terra, poi fu rapito e fu porta­to in cielo da una moltitudine d'angeli». Libro VI, 62



Il gladio di dolore che trafisse l’anima della Santa Vergine

Il giorno della purificazione della Santa Vergine, quando Brigida, sposa di Cristo si trovava a Roma, la Santa cadde in estasi e vide che in cielo si facevano tanti preparativi per questa grande festa; e vide una specie di Tempio dalla mirabile bellezza, in cui si trovava il vene­rabile Simeone, anziano e giusto, preparato a ricevere il bambin Gesù fra le proprie braccia con un desiderio grande e una gioia indicibile; ella contemplò anche la Santa Vergine che avanzava con grande maestà, portan­do il piccolo Gesù per offrirlo al Tempio, secondo la legge del Signore; poi, una grande moltitudine di angeli, di santi di ordini diversi, di vergini sante e di altre don­ne precedevano la Santa Vergine, circondandola con grande esultanza e devozione; davanti a lei un angelo reggeva un gladio molto lungo e largo, coperto di san­gue, simbolo dei dolori che la Santa Vergine aveva pati­to alla morte del Figlio, quel gladio che, come aveva predetto il giusto Simeone, aveva trafitto il suo cuore. Perciò con grande gioia di tutta la corte celeste, alla spo­sa venne detto: «Vedi quanto onore e gloria si rendono oggi alla Regina del cielo con questa festa, per il gladio di dolore che ella ha sofferto durante la Passione del suo caro Figlio». E a quel punto la visione scomparve. Libro VII, 2



L’umiltà del Figlio di Dio e della Vergine

Parla la Madre di Dio e dice: «Grande è l'umiltà di mio Figlio che nella potenza della sua divinità, giaceva nella mangiatoia, fra due animali e benché sapesse ogni cosa secondo la natura divina, parlava secondo quella umana. Allo stesso modo, ora, seduto alla destra del Pa­dre, sente tutti coloro che gli parlano con amore, e ri­sponde loro attraverso lo Spirito Santo. Come lui, an­ch'io che sono Madre di Dio, sono umile nel mio corpo, che è superiore a tutte le creature, proprio come lo ero quando mi sposò Giuseppe. Sappi che lo Spirito Santo informò Giuseppe che avevo fatto voto di verginità a Dio, e che ero pura nelle parole, nei pensieri e nelle intenzioni; ed egli mi sposò non come moglie ma per trattarmi come la sua padrona e servirmi. Lo Spirito Santo mi fece sapere, inoltre, che la mia verginità si sarebbe conservata in eterno, sebbene, per una segreta disposizione divina, fossi sposata; ma dopo che ebbi dato il mio consenso all'ambasciatore di Dio, vedendo che il ventre cresceva in virtù dello Spirito San­to, Giuseppe si spaventò molto - non che meditasse qualcosa contro di me - ma si ricordò di quello che ave­vano annunciato i profeti, ossia che il Figlio sarebbe na­to da una Vergine; egli si ritenne indegno di servire una Madre come me, finché l'angelo non gli apparve in so­gno ordinandogli di non avere timore e di servirmi con carità. Giuseppe ed io non accumulammo nessuna ric­chezza, se non il necessario per vivere in onore di Dio; lasciammo il resto per l'amore divino. Ora, poiché si av­vicinava il tempo della nascita di mio Figlio, che avevo previsto con precisione, mi recai a Betlemme, secondo la prescienza divina, portando con me un abito purissimo e dei panni per mio Figlio, nessuno dei quali era stato usa­to e avvolsi colui che nacque da me con ogni purezza. E sebbene ignorassi che da sempre Dio aveva deciso che mi sarei seduta sui sublimi scanni, al di sopra di tutte le creature e di tutti gli uomini, quando ne fui informata, non disdegnai di preparare e di servire per San Giusep­pe e per me tutto ciò di cui avevamo bisogno; e poiché ero umile, conosciuta solo da Dio e da San Giuseppe, mi sono mantenuta umile, seduta sullo scanno più sublime, pronta a presentare a Dio tutte le orazioni e le domande assennate. Ad alcuni rispondo con ispirazioni divine, ad altri con parole più intime come piace a Dio». Libro VII, 25



Maria paragonata a un giardiniere

«Sono io, la Regina del cielo, che vi parlo. Sono come un giardiniere in questo mondo, poiché quando il giardi­niere vede soffiare il vento impetuoso che danneggia le piante e gli arboscelli, si reca subito in giardino, e li lega e li sorregge con pali e sostegni, prendendo ogni precauzio­ne possibile affinché non si rovinino, non si rompano e non si sradichino. Ebbene io faccio lo stesso: essendo Ma­dre di misericordia nel giardino di questo mondo, quando vedo che si alzano i venti impetuosi delle tentazioni, che le tempeste di Satana soffiano contro i cuori degli uomini, mi rivolgo subito a Dio, mio Figlio, con le preghiere, per aiutarli e implorandolo di versare nei loro cuori l'ispira­zione dello Spirito Santo, affinché siano sostenuti, confer­mati, e infine protetti dai venti impetuosi delle tentazioni del demone infernale; perché il diavolo non domini gli uommi, dissipandone le anime e lo spirito di devozione, e gli uomini, accettando il mio aiuto e il mio soccorso con cuore umile, siano immediatamente liberati dalle tentazio­ni del diavolo e, rimanendo costanti nello stato di grazia, portino a Dio e a me il loro frutto soave quando è tempo e stagione. Ma chi disprezza l'aiuto di mio Figlio e il mio, si lascia portare via dal vento delle tentazioni. Libro VII, 28



Maria paragonata a un vaso colmo che riempie

La Regina del cielo apparve alla sposa e disse: «Ascolta, tu che capisci ciò che è spirituale e vieni con me ad assistere alle conversazioni dello Spirito Santo. Sono un vaso colmo che riempie a sua volta, poiché co­me un vaso si riempie quando viene immerso in un fiu­me, così la mia anima, quando fu creata e congiunta al corpo, venne riempita dal torrente dello Spirito Santo, di cui non si è mai vuotata. Per questo chiunque venga a me con umiltà e purezza di cuore avrà l'aiuto dello Spirito Santo. Ecco perché sono definita a ragione un vaso colmo: quando ero al mondo, il Figlio di Dio è di­sceso nel mio corpo con il suo torrente, assumendo at­traverso me la carne e il sangue; egli è rimasto in me fi­no alla nascita e quando è nato ed io l'ho tenuto fra le mani, gli angeli hanno gioito e annunciato la pace in terra». Libro VIII, 47



La Santa Vergine si è rimessa alla volontà di Dio

«Le Scritture dicono che la città assediata da una grande potenza, sarà liberata con la saggezza del povero e nessuno si ricorderà di lui. Questa città è la creatura umana, che il diavolo ha stretto d'assedio su ogni lato con quattro tipi di peccati: la ribellione ai comanda­menti divini; la trasgressione della legge naturale; la malvagia cupidigia e l'ostinazione dello spirito. Mia Ma­dre», dice Gesù Cristo, «in un certo senso ha liberato tale creatura, quando si è rimessa alla mia volontà ed ha voluto patire ogni genere di tribolazione per la salvezza delle anime, perché la vera saggezza consiste nel sotto­mettere la propria volontà alla volontà divina, e nel compiacersi di soffrire per l'amore di Dio. Dunque, at­traverso questa volontà, io, Figlio di Dio, sono stato fat­to uomo attraverso la Santa Vergine, il cui cuore era co­me il mio; in questo modo posso dire che mia Madre ed io abbiamo salvato l'uomo con un cuore solo, io sof­frendo nel mio cuore e nella mia carne e lei con il dolo­re del cuore e dell'amore. Questa Vergine era davvero povera; non desiderava nessuna ricchezza terrena e il suo spirito non ha com­messo mai il minimo peccato. Alcuni non hanno beni, ma in cuor loro li desiderano perché sono mossi da cu­pidigia e superbia; questi non sono i poveri di cui parla il mio Vangelo. Altri abbondano in ricchezze, ma sono poveri di spirito. Ritengono di non essere altro che pol­vere e cenere e di dover morire di li a poco; desiderano essere con Dio e possiedono solo il necessario e quanto è utile al prossimo. Sono questi i veri poveri e i veri ric­chi di Dio, fra questi era mia Madre».

Le rivelazioni supplementari, 3



La Vergine disputa un luogo al diavolo

La Vergine disse al diavolo: «Devi andartene perché sei il signore delle pene e il principe della collera; io, in­vece, sono la Madre di misericordia e la Regina del cie­lo, per questo ho pietà di tutti coloro che mi invocano». Poi la Vergine chiese al Giudice: «Figlio mio, un servitore è seduto in una casa ed entra il suo padrone; se questi desidera restare nella stessa casa o sedersi su quella stessa sedia, cosa farà il servitore?». Il Giudice rispose: «E’ giusto che il servitore si alzi e che il padrone si sieda dove vuole». Allora la Vergine disse al diavolo: «Poiché sei servo e suddito di mio Figlio ed io sono la tua padrona, è giu­sto che tu te ne vada e che io mi sieda dove voglio». Poi il Giudice disse alla Vergine: «Madre mia, que­sto luogo è tuo e ti è dovuto di diritto ed essendoti do­vuto di diritto io te lo assegno. Così come in questo luo­go sono stati uditi i singhiozzi e la miseria di quanti veni­vano a me dalla terra gridando vendetta, così ora in que­sto luogo, che è stato luogo di tormenti e di oppressione terreni, si sentirà la voce di chi ti loderà, e qui si riuni­ranno coloro che chiederanno misericordia e indulgenza per i vivi e per i defunti, ed essi placheranno la mia ira, quando sarò irritato nei confronti degli uomini». Poi il Giudice aggiunse, parlando alla Vergine: «Madre mia, il tuo nemico è stato a lungo padrone di questo luogo, ma d'ora innanzi qui tu sola sarai padrona e Regina».

Le rivelazioni supplementari; 24



Maria madre e figlia

«Maria, mia Madre, può essere chiamata madre e fi­glia: madre perché mi ha generato, figlia perché ha imi­tato la mia volontà, in quanto la somiglianza del suo corpo splendeva nella mia carne e la somiglianza di tut­te le virtù ha brillato alla perfezione nel suo cuore e nel­le sue opere».

Le rivelazioni supplementari, 37



Lode di Gesù nei confronti di sua Madre

«Sii benedetta, Madre del Re di gloria e Regina de­gli angeli! Le tue parole sono vere e dolcissime. Madre mia carissima hai detto a ragione che ho fatto ogni cosa in misericordia e giustizia. Sii benedetta, poiché sei stata così dolce che la Divinità si è compiaciuta di scendere in te e di non separarsi mai da te! Sei stata come una casa purissima e assolutamente linda, profumata con le virtù, abbellita da un fulgore straordinario. Hai brillato come una stella luminosa che brucia senza consumarsi: hai bruciato con il fuoco dell'amore senza consumarti. Per questo ti chiamano piena di carità e di misericordia, perché tutta la carità fiorisce in te e tutti trovano la misericordia attraverso te; infatti hai circondato e custodito in te l'autore della mi­sericordia, e saresti persino capace di avere misericordia del diavolo, se lo chiedesse con umiltà! Per questo io ti darò tutto quello che mi domanderai e che desidererai». La Madre rispose: «Figlio mio, conosci la richiesta che ti faccio da sempre. Dunque, affinché questa sposa capisca ciò che è spirituale, ti supplico perché le parole che mi dici siano radicate nel cuore dei tuoi amici e per­mettano loro di raggiungere la perfezione estrema». Il Figlio riprese: «Sii benedetta da tutti gli abitanti celesti! Sei come un'aurora che si eleva in un amore ric­co di virtù. Sei come un astro che si dirige verso il sole, che precede la mia giustizia con la sua pietà. Sei una mediatrice saggia, che pacifica il dissenso degli uomini e di Dio stesso; per questo le tue richieste saranno esaudi­te e le mie parole si compiranno, come desideri».