Verità fondamentali della devozione a Maria
60) Ho esposto brevemente la necessità che abbiamo della devozione alla santissima Vergine. Ora bisogna dire in che cosa consiste. Lo farò con l'aiuto di Dio, dopo aver premesso alcune verità fondamentali che mettano in luce la grande e solida devozione che voglio far conoscere.
61) PRIMA VERITÀ - Gesù Cristo, nostro Salvatore, vero Dio e vero uomo, deve essere il fine ultimo di ogni nostra devozione. Diversamente sarebbe devozione falsa e ingannatrice. Gesù Cristo è "l'Alfa e l'Omega" (Ap 1,8), "il Principio e la Fine" (Ap 21,6) di ogni cosa. Noi lavoriamo - dice l'Apostolo - solo per rendere ogni uomo perfetto in Gesù Cristo (cf Ef 4,13). Solo in Cristo, infatti, "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), con ogni altra pienezza di grazia, di virtù e di perfezione. Solo in Cristo siamo stati "benedetti con ogni benedizione spirituale" (Ef 1,3). Egli è il solo maestro che deve istruirci, il solo Signore dal quale dipendiamo, il solo capo al quale dobbiamo essere uniti, il solo modello cui dobbiamo rassomigliare (cf Mt 23,8; Gv 13,13; Ef 4,15; Mt 11,29), il solo medico che ci deve guarire, il solo pastore che ci deve nutrire, la sola via che ci deve condurre, la sola verità che dobbiamo credere, la sola vita che deve vivificarci (cf Mt 9,12; Gv 10,11; 14,6), il solo tutto che ci deve bastare in ogni cosa. Tranne il nome di Gesù Cristo, "non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12). Dio non pose per noi altro fondamento di salvezza, di perfezione e di gloria, all'infuori di Gesù Cristo. Ogni casa che non sia costruita su questa solida roccia, poggia sulla sabbia mobile e, presto o tardi, sicuramente cadrà. Ogni fedele che non è unito a Cristo come il tralcio alla vite cade, secca e serve solo ad essere gettato nel fuoco (Cf Gv 15,6). Se invece siamo in Gesù Cristo e Gesù Cristo in noi, "non c'è più nessuna condanna" (Rm 8,1) da temere. Né gli angeli del cielo, né gli uomini della terra, né i demoni dell'inferno, né alcun'altra creatura potrà farci del male, perché "non potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Gesù Cristo" (Rm 8,39). Tutto possiamo "per Cristo, con Cristo e in Cristo"; possiamo rendere "ogni onore e gloria" al Padre nell'unità dello Spirito Santo; possiamo diventare perfetti ed essere profumo di vita eterna per il prossimo.
62) Se dunque stabiliamo una solida devozione alla santissima Vergine è solo per stabilire più perfettamente quella verso Gesù Cristo e per indicare un mezzo facile e sicuro per trovarlo. Se la devozione a Maria dovesse allontanare da Gesù Cristo bisognerebbe respingerla come una illusione diabolica. Ma come ho già detto e come dirò ancora, è vero tutto il contrario. La devozione alla Vergine Maria è necessaria proprio per trovare perfettamente Gesù Cristo, amarlo di tutto cuore e servirlo con fedeltà.
63) Qui mi rivolgo un momento a te, mio amabile Gesù, per lamentarmi amorosamente con la tua divina Maestà. La maggior parte dei cristiani, anche tra i più dotti, non conoscono il legame necessario che esiste fra te e la tua santa Madre. Tu sei, o Signore, sempre con Maria e Maria è sempre con te; né ella può essere senza di te, altrimenti non sarebbe più quello che è. Ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, non è più. Tu solo, mio Gesù, vivi e regni in lei più perfettamente che in tutti gli angeli e beati. Oh, se si conoscesse la gloria e l'amore che tu ricevi da questa meravigliosa creatura, come si avrebbero di te e di lei ben altri sentimenti! Ella ti è unita così intimamente, che sarebbe più facile separare tutti gli angeli e i santi da te, che la divina Maria, poiché lei ti ama più ardentemente e ti glorifica più perfettamente di tutte le tue creature messe insieme.
64) Non è dunque cosa sconcertante e dolorosa, mio buon Maestro, costatare l'ignoranza e le tenebre di tutti gli uomini nei confronti della tua santa Madre? Non parlo degli idolatri e dei pagani: essi non conoscono te, quindi non si curano di conoscere lei. Non parlo nemmeno degli eretici e degli scismatici: essi non si curano di essere devoti della tua santa Madre, poiché si sono separati da te e dalla tua santa Chiesa. Parlo dei cristiani cattolici e persino dei dottori fra i cattolici. Essi fanno professione d'insegnare agli altri la verità, ma non conoscono te, né la tua santa Madre, se non in maniera speculativa, arida, sterile e indifferente. Solo rare volte questi signori parlano della tua santa Madre e del culto che le si deve, perché hanno timore - così dicono - che se ne abusi e che si faccia ingiuria a te onorando troppo lei. Se incontrano o sentono qualche devoto della Vergine santa parlare spesso della devozione verso questa amorevole Madre con affetto filiale e con accento forte e persuasivo, come di un mezzo sicuro senza illusioni, di un cammino breve senza pericoli, di una via immacolata senza imperfezioni e di un segreto meraviglioso per trovare ed amare te perfettamente, subito gridano contro di lui. Gli mettono innanzi mille false ragioni per provargli che non occorre parlare tanto di Maria. Gli dicono che in tale devozione esistono grandi abusi e bisogna adoperarsi a distruggerli, che occorre parlare di te, invece di portare la gente alla devozione verso la santa Vergine, che essi dicono di amare già abbastanza.
Qualche volta si sentono parlare della devozione verso la tua santa Madre, ma lo fanno non per stabilirla e inculcarla, bensì per distruggerne gli abusi. In realtà questi signori non hanno pii sentimenti e tenera devozione nemmeno verso di te, dal momento che non ne hanno per Maria. Considerano infatti il rosario, lo scapolare, la corona come devozioni da donnicciuole, proprie degli ignoranti e non necessarie per salvarsi. E se incontrano qualche devoto della Vergine che reciti la corona, o abbia qualche altra pratica di devozione verso di lei, gli cambiano presto la mente e il cuore consigliandogli la recita dei sette salmi invece della corona ed esortandolo al culto verso Gesù Cristo piuttosto che alla devozione a Maria.
Mio amabile Gesù! Hanno forse il tuo spirito costoro? Ti possono piacere, comportandosi in tal modo? Come farti piacere se, per timore di dispiacerti, non si fa ogni sforzo per piacere a tua Madre? La devozione verso la tua santa Madre impedisce forse il tuo culto? Si attribuisce ella l'onore che le si rende? Fa ella parte a sé? Oppure è un'estranea che non ha nessun legame con te? È fare dispiacere a te voler piacere a lei? È separarsi o allontanarsi dal tuo amore l'offrirsi a lei ed amarla?
65) Eppure, mio amabile Maestro, anche se tutto quanto ho appena detto fosse vero, la maggior parte dei dotti - giusto castigo del loro orgoglio! - non farebbe di più per allontanare dalla devozione alla tua santa Madre, né saprebbe ispirare più indifferenza a suo riguardo. Preservami, Signore, preservami dai loro sentimenti e dal loro modo di agire. Fammi partecipare ai sentimenti di riconoscenza, di stima, di rispetto e di amore che tu nutri per la tua santa Madre, perché io possa amarti e glorificarti tanto più perfettamente, quanto più ti imiterò e seguirò da vicino.
66) Come se non avessi detto ancora nulla in onore della tua santa Madre, fammi la grazia di lodarla degnamente, nonostante tutti i suoi nemici - che sono pure i tuoi - e di dir loro apertamente con i santi: "Non pretenda di ottenere misericordia da Dio chi offende la sua santa Madre".
67) Per ottenere dalla tua misericordia una vera devozione verso la tua santa Madre e poterla diffondere su tutta la terra, fa' che io ti ami ardentemente e accogli a tal fine la preghiera che ti rivolgo con sant'Agostino e i tuoi veri amici:
Tu sei il Cristo, il mio padre santo, il mio Dio misericordioso, il mio grande re. Sei il mio buon pastore, il mio unico maestro, il mio migliore aiuto. Sei il mio amore bellissimo, il mio pane vivo, il mio sacerdote per sempre. Sei la mia guida alla patria, la mia luce vera, la mia dolcezza santa. Sei la mia strada diritta, la mia fulgida sapienza, la mia limpida semplicità. Sei la mia concordia pacifica, la mia sicura protezione, la mia preziosa eredità, la mia salvezza eterna...
Cristo Gesù, amabile Signore! Perché ho amato, perché ho bramato in tutta la mia vita altra cosa fuori di te, Gesù mio Dio? Dov'ero quando non pensavo a te? O voi tutti miei desideri, da questo momento ardete e confluite nel Signore Gesù. Correte, già troppo indugiaste! Affrettatevi verso il traguardo cui tendete, cercate davvero colui che cercate! O Gesù! Chi non ti ama sia anatema! Chi non ti ama sia saziato di amarezze... Gesù dolce, ogni cuore buono e incline alle tue lodi ti ami, in te si diletti, di te si stupisca! Dio del mio cuore e mia eredità, Cristo Gesù! Venga meno il mio cuore dentro di me e sii tu a vivere in me. Si accenda nel mio spirito la brace viva del tuo amore, e divampi in un incendio! Arda sempre sull'altare del mio cuore, bruci nel mio intimo, avvampi le fibre più nascoste della mia anima. Nel giorno della mia morte sia trovato consumato dall'amore presso di te. Amen.
Ho voluto trascrivere questa stupenda preghiera di sant'Agostino, perché la si ripeta tutti i giorni a fine di chiedere l'amore di Gesù: quell'amore che andiamo cercando per mezzo della divina Maria.
68) SECONDA VERITÀ - Da ciò che Gesù Cristo è nei nostri confronti, bisogna concludere con l'Apostolo che noi non ci apparteniamo più, ma siamo totalmente suoi, come sue membra e suoi "schiavi" che egli ha comprati ad un prezzo infinitamente caro, a prezzo cioè di tutto il suo sangue. Prima del battesimo, infatti, noi eravamo del demonio, veri suoi schiavi. Il battesimo ci ha resi veri schiavi di Gesù Cristo, i quali devono vivere, lavorare e morire unicamente allo scopo di portare frutto per questo Dio-Uomo, glorificarlo nel proprio corpo e farlo regnare nella propria anima, perché siamo sua conquista, popolo che egli si è acquistato e sua eredità. Per lo stesso motivo lo Spirito Santo ci paragona:
1) ad alberi piantati lungo le acque della grazia, nel campo della Chiesa, e che devono dare frutto a suo tempo;
2) ai tralci di una vite di cui Gesù Cristo è il ceppo e che devono produrre grappoli buoni;
3) a un gregge di cui Gesù Cristo è il pastore, e che deve moltiplicarsi e dare latte;
4) a una terra buona, lavorata da Dio, nella quale la semente si sviluppa e dà un frutto abbondante: trenta, sessanta o cento volte di più. Gesù Cristo maledisse il fico infruttuoso e condannò il servo infingardo che non aveva valorizzato il proprio talento. Tutto questo prova che Gesù Cristo vuol cogliere qualche frutto dalle nostre misere persone e, cioè, le nostre buone opere poiché queste gli appartengono e in modo esclusivo: "Creati in Gesù Cristo per le buone opere" (Ef 2,10). Queste parole dello Spirito Santo mostrano che Gesù Cristo è l'unico principio e dev'essere l'unico fine di tutte le nostre buone opere, e che noi dobbiamo servirlo, non solo come servi salariati, ma quali schiavi d'amore. Mi spiego.
69) Vi sono due modi, quaggiù, di appartenere ad un altro e di dipendere dalla sua autorità: la semplice servitù e la schiavitù. Di qui i noti appellativi di servo e schiavo.
Con la servitù, comune tra i cristiani, uno si obbliga a servire un altro per un certo periodo di tempo e per un certo salario o un determinato compenso.
Con la schiavitù, invece, uno dipende interamente da un altro per tutta la vita e deve servire il padrone senza pretendere salario o ricompensa alcuna, quasi fosse una delle sue bestie sulle quali egli ha diritto di vita o di morte.
70) Vi sono tre specie di schiavitù: la schiavitù di natura, la schiavitù forzata e la schiavitù volontaria. Tutte le creature sono schiave di Dio nel primo modo: "Del Signore è la terra e quanto contiene" (Sal 24,1); i demoni e i dannati lo sono nel secondo; i giusti e i santi nel terzo. La schiavitù volontaria è la più perfetta e più gloriosa per Dio che scruta il cuore, domanda il cuore e si chiama Dio del cuore o della volontà amante. Con tale schiavitù, infatti, si sceglie Dio e il servizio a lui al di sopra di ogni altra cosa, anche se per natura non si fosse obbligati.
71) C'è una differenza totale tra servo e schiavo:
1) Il servo non dà al padrone tutto ciò che è, tutto ciò che ha e tutto ciò che può avere da altri o da se stesso. Lo schiavo, invece, gli si dà interamente, con quanto possiede e quanto può acquistare, senza nulla escludere.
2) Il servo esige un salario per i servizi che rende al padrone; invece lo schiavo non può pretenderne alcuno, qualunque sia il suo impegno, iniziativa e fatica nel lavoro.
3) Il servo può lasciare il padrone quando vuole, o almeno al termine del suo servizio; lo schiavo invece non ha diritto di abbandonarlo quando vuole.
4) Il padrone del servo non ha su di lui nessun diritto di vita e di morte, di modo che se lo sopprimesse come una delle sue bestie da soma, commetterebbe ingiusto omicidio. Invece, il padrone dello schiavo ha, per legge, diritto di vita e di morte su di lui, di modo che potrebbe venderlo a chi vuole o ucciderlo - mi si perdoni il paragone - come farebbe del proprio cavallo.
5) Infine, il servo è al servizio del padrone solo per un dato tempo; lo schiavo, invece, per sempre.
72) Non c'è nulla tra gli uomini che faccia appartenere di più ad un altro, quanto la schiavitù. Similmente non c'è nulla fra i cristiani che faccia appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla sua santa Madre quanto la schiavitù volontaria secondo l'esempio di Gesù Cristo stesso, che prese "la condizione di servo" (Fil 2,7) per nostro amore, e della santa Vergine, che si disse serva e schiava del Signore. L'Apostolo si onora del titolo di servo di Cristo. Più volte, nella Scrittura, i cristiani sono chiamati servi di Cristo. Ora, secondo l'osservazione giustissima di un dotto, anticamente la parola servo (servus) stava ad indicare soltanto uno schiavo, perché non esistevano allora servi come quelli di oggi, dato che i padroni erano serviti solo da schiavi o da liberti. Per affermare inequivocabilmente che siamo schiavi di Gesù Cristo, il Catechismo di Trento si esprime con un termine preciso: mancipia Christi, schiavi di Cristo.
73) Ciò detto, affermo che dobbiamo essere di Gesù Cristo e servirlo non solo come servi stipendiati, ma come schiavi affezionati che, mossi da un grande amore, si donano e si consacrano al suo servizio in qualità di schiavi per il solo onore di appartenergli. Prima del battesimo eravamo schiavi del demonio; ora il battesimo ci ha resi schiavi di Gesù Cristo. Ne consegue che i cristiani devono essere o schiavi del demonio o schiavi di Gesù Cristo.
74) Ciò che ho detto in modo assoluto di Gesù Cristo, lo dico in modo relativo della Vergine santa. Gesù Cristo l'ha scelta per compagna indissolubile della sua vita, morte, gloria e potenza in cielo e in terra, e le ha quindi dato per grazia, rispetto alla sua divina Maestà, tutti gli stessi diritti e privilegi che egli possiede per natura. Dicono i santi: "Tutto ciò che conviene a Dio per natura, conviene a Maria per grazia". Poiché dunque, secondo loro, sono tutti e due di una medesima volontà e potere, tutti e due hanno gli stessi sudditi, servi e schiavi.
75) Secondo il pensiero dei santi e di molti uomini insigni è lecito, dunque, chiamarsi e divenire schiavi d'amore della santissima Vergine per essere così più perfettamente schiavi di Gesù Cristo. La Vergine santa è il mezzo del quale nostro Signore si è servito per venire sino a noi; ed è anche il mezzo di cui noi dobbiamo servirci per andare a lui. Ella, infatti, non è come le altre creature, le quali, se ad esse ci affezioniamo, anziché avvicinarci a Dio, potrebbero allontanarcene. L'inclinazione più forte di Maria è di unirci a Gesù Cristo suo figlio, così come il desiderio più forte del Figlio è che si vada a lui per mezzo della sua santa Madre. In tal modo gli si fa onore e piacere, come farebbe onore e piacere al re chi si facesse schiavo della regina per essergli perfettamente suddito e schiavo. Ecco perché i santi Padri e san Bonaventura dopo di loro, dicono che la Vergine Maria è la strada per arrivare al Signore.
76) Inoltre, se, come ho già detto, la Vergine santa è regina e sovrana del cielo e della terra, non avrà altrettanti sudditi e schiavi quante sono le creature? - si chiedono sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino e san Bonaventura. Non è forse giusto che fra tanti schiavi per forza ve ne siano di quelli per amore, che scelgano Maria come loro sovrana? Come! Gli uomini e i demoni hanno i loro schiavi volontari, e Maria non ne avrebbe alcuno? Come! Un re si stima onorato che la regina consorte abbia degli schiavi, su cui possa esercitare un diritto di vita e di morte - l'onore e il potere dell'uno, infatti, è l'onore e il potere dell'altra - e si potrebbe credere che Nostro Signore non sarebbe contento che abbia degli schiavi Maria, la sua santa Madre, alla quale egli, come il migliore dei figli, ha comunicato tutta la sua potenza? Avrebbe egli meno rispetto e amore per sua madre che Assuero per Ester e Salomone per Betsabea? Chi oserà dirlo o anche solo pensarlo?
77) Ma dove mi conduce la penna? Perché mi soffermo a provare una cosa tanto evidente? Se non ci si vuol chiamare schiavi di Maria Vergine, che importa! Ci si faccia pure schiavi di Gesù Cristo! Tanto è costituirsi insieme schiavi della Vergine santa, perché Gesù è il frutto e la gloria di Maria. Tutto questo si compie in modo perfetto nella devozione di cui parleremo più in là.
78) TERZA VERITÀ - Di solito le nostre migliori azioni sono macchiate e corrotte dalle inclinazioni cattive che sono in noi. Quando si versa dell'acqua pura e limpida in un vaso che sa di cattivo, o del vino in una botte guasta da altro vino, l'acqua limpida e il buon vino si guastano e prendono facilmente cattivo odore. Così, quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti o il vino delizioso del suo amore nel vaso dell'anima nostra, guasta dal peccato originale ed attuale, i suoi doni ordinariamente si corrompono e si macchiano a causa del cattivo lievito e del fondo cattivo lasciato in noi dal peccato. E le nostre azioni, non escluse quelle ispirate dalle virtù per quanto sublimi, ne risentono. È perciò importantissimo vuotarci di quanto in noi c'è di male se si vuole acquistare la perfezione che si trova soltanto nell'unione con Gesù Cristo; altrimenti Nostro Signore, che è infinitamente puro e odia all'estremo anche la minima macchia nell'anima, ci allontana da sé e non si unisce a noi.
79) Per vuotarci di noi stessi occorre, in primo luogo, conoscere bene, con la luce dello Spirito Santo, le nostre cattive inclinazioni, la nostra incapacità ad ogni bene utile alla salvezza, la nostra debolezza in ogni cosa, la nostra incostanza in ogni tempo, la nostra indegnità di ogni grazia e la nostra iniquità in ogni luogo. Il peccato del primo padre ci ha tutti quasi completamente guastati, inaciditi, gonfiati e corrotti, come il lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta in cui è messo. I peccati attuali da noi commessi, mortali o veniali che siano, anche se perdonati, hanno aumentato la nostra concupiscenza, debolezza, incostanza e corruzione, lasciando delle scorie nella nostra anima.
I nostri corpi sono talmente corrotti, che lo Spirito Santo li chiama corpi di peccato, concepiti nel peccato, nutriti nel peccato e capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie, che si corrompono di giorno in giorno e generano putredine.
La nostra anima, unita al corpo, è divenuta così carnale che viene chiamata carne: "ogni vivente aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12). Abbiamo per eredità l'orgoglio e l'accecamento nello spirito, l'indurimento nel cuore, la debolezza e l'incostanza nell'anima, la concupiscenza, le passioni in rivolta e le malattie nel corpo. Siamo, per condizione naturale, più superbi dei pavoni, più attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più invidiosi dei serpenti, più golosi degli animali immondi, più collerici delle tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più incostanti delle banderuole. Abbiamo di nostro soltanto il nulla e il peccato, ed altro non meritiamo che l'ira di Dio e l'inferno eterno.
80) C'è dunque da stupirsi che Nostro Signore abbia detto che chi vuole seguirlo deve rinnegare se stesso e odiare la propria vita? Che "chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna"? Il Cristo, Sapienza infinita, non dà comandi senza ragione. Ci ordina di "odiare" noi stessi solo perché siamo sommamente degni di odio. Nulla più di Dio è degno di amore, nulla più di noi è degno di odio.
81) In secondo luogo, per vuotarci di noi stessi bisogna morire tutti i giorni a noi stessi, rinunciando alle operazioni delle potenze della nostra anima e dei sensi del nostro corpo. Dobbiamo guardare come se non guardassimo, ascoltare come se non ascoltassimo, servirci delle cose del mondo come se non ce ne servissimo. È quanto san Paolo chiama morire tutti i giorni: "Ogni giorno io affronto la morte" (1 Cor 15,31). "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo" (Gv 12,24); rimane terra e non produce nessun frutto buono. Se non moriamo a noi stessi e se le nostre devozioni, anche le più sante, non ci portano a questa morte necessaria e feconda, non produrremo frutti che valgano: le nostre devozioni resteranno sterili e tutte le nostre giustizie saranno contaminate dall'amor proprio e dalla propria volontà; Dio avrà in abominio i più grandi sacrifici e le migliori azioni che possiamo compiere; in punto di morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti e non avremo una scintilla di quel puro amore che vien comunicato solo alle anime morte a se stesse e la cui vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio.
82) In terzo luogo, bisogna scegliere tra tutte le devozioni alla santissima Vergine quella che porta di più al rinnegamento di se stessi, essendo essa la migliore e più santificante. Non bisogna, infatti, credere che tutto ciò che riluce sia oro; che tutto ciò che è dolce, sia miele; e che tutto ciò che è agevole a farsi e praticato dai più, sia il più santificante. Come vi sono segreti di natura per fare in poco tempo, con poca spesa e con facilità certe operazioni naturali, così vi sono segreti nell'ordine della grazia per fare in poco tempo, con dolcezza e facilità operazioni soprannaturali, come spogliarsi di sé, riempirsi di Dio e diventare perfetti.
La devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia: segreto sconosciuto dalla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti, praticato e gustato da più pochi ancora. Per incominciare a scoprire questo segreto, ecco una quarta verità conseguente alla terza.
83) QUARTA VERITÀ - È cosa più perfetta, perché più umile, non accostarsi da soli a Dio senza un mediatore. La nostra condizione umana è così volta al male - come ho dimostrato or ora - che se ci appoggiamo alle nostre fatiche, iniziative e disposizioni, per giungere a Dio e piacergli, è certo che tutte le nostre opere buone saranno macchiate e di poco valore davanti a Dio, per indurlo ad unirsi a noi ed esaudirci. Infatti, non senza motivo, Dio ci ha dato dei mediatori presso la sua Maestà. Ha visto la nostra indegnità e incapacità ed ha avuto compassione di noi. Per renderci accessibili le sue misericordie, ci ha provvisti di intercessori potenti presso la sua Maestà. Ebbene, trascurare tali mediatori e avvicinarsi direttamente alla santità di Dio senza alcun appoggio, è mancare di umiltà e di rispetto a un Dio così eccelso e così santo. È far meno caso di questo Re dei re che non si farebbe di un sovrano o di un principe della terra, al quale non vorremmo avvicinarci senza un qualche amico che parlasse in nostro favore.
84) Gesù Signore è il nostro avvocato e il nostro mediatore di redenzione presso il Padre. Per mezzo di lui dobbiamo pregare con tutta la Chiesa trionfante e militante; per mezzo di lui si accede presso la Maestà divina, dinanzi alla quale dobbiamo sempre presentarci sorretti e rivestiti dei meriti di Gesù Cristo, come il giovane Giacobbe s'era rivestito delle pelli dei capretti dinanzi a suo padre Isacco per riceverne la benedizione.
85) Ma non abbiamo forse bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso? È forse abbastanza grande la nostra purezza, per unirci a lui direttamente e da soli? Non è forse anche lui Dio in tutto uguale al Padre, e quindi anche lui il Santo dei Santi, degno di altrettanto rispetto quanto il Padre? Se per infinito amore si fece nostro garante e nostro mediatore presso Dio suo Padre, a fine di placarlo e di saldare il debito da noi contratto, avremo allora meno rispetto e timore della sua maestà e santità?
Diciamo dunque arditamente con san Bernardo che abbiamo bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso, e che la divina Maria è la più capace di svolgere tale caritatevole compito. Per mezzo di lei Gesù Cristo è venuto a noi, ancora per mezzo di lei noi dobbiamo andare a lui. Se abbiamo timore di andare direttamente a Gesù Cristo-Dio a causa della sua grandezza infinita, o della nostra pochezza, o dei nostri peccati, imploriamo con audacia l'aiuto e l'intercessione di Maria nostra Madre. Maria è buona, è tenera. Non ha nulla di austero e scostante; nulla di troppo alto e di troppo splendente. Vedere lei è vedere la nostra stessa natura. Maria non è il sole che col fulgore dei suoi raggi ci potrebbe abbagliare perché siamo deboli. È, invece, bella e soave come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera per adattarla alla nostra debole vista. È così caritatevole, da non rimandare nessuno che invochi la sua intercessione, per quanto peccatore sia. Infatti non si è mai inteso dire da che mondo è mondo - affermano i santi - che alcuno sia ricorso con fiducia e perseveranza alla Vergine santa e sia stato respinto. È così potente, da non ricevere mai un rifiuto alle sue domande. Le basta presentarsi innanzi al Figlio per pregarlo e subito questi concede, subito accoglie, perché sempre si lascia vincere amorosamente dalle preghiere della sua carissima Madre, che lo portò in grembo e allattò.
86) Tutto questo è tratto dagli scritti di san Bernardo e di san Bonaventura. Secondo loro, sono tre i gradini da salire per arrivare a Dio. Il primo, che è il più vicino a noi e il più adatto alla nostra condizione, è Maria; il secondo è Gesù Cristo e il terzo è Dio Padre. Per andare a Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice d'intercessione; per andare al Padre, bisogna andare a Gesù, nostro mediatore di redenzione. Ora è proprio questo l'ordine seguito perfettamente nella devozione, di cui parlerò più oltre.
87) QUINTA VERITÀ - Data la nostra debolezza e fragilità, ci è molto difficile mantenere le grazie e i tesori ricevuti da Dio.
1) Perché portiamo questo tesoro, che vale più del cielo e della terra, in vasi di creta (2 Cor 4,7), vale a dire in un corpo corruttibile e in un'anima debole ed incostante che un nulla sconcerta e abbatte.
88) 2) Perché i demoni, che sono ladri astuti, cercano di prenderci alla sprovvista per derubarci e svaligiarci. A tal fine, spiano giorno e notte il momento favorevole, Si aggirano di continuo intorno a noi per divorarci e toglierci in un momento, con un peccato, quanto abbiamo potuto guadagnare di grazie e di meriti in parecchi anni. La loro malizia, la loro esperienza, le loro insidie e il loro numero devono farci temere infinitamente tanta sventura, sapendo che persone più ricolme di grazie, più ricche di virtù, più mature per esperienza e più elevate in santità sono state sorprese, derubate e infelicemente spogliate. Ah, quanti cedri del Libano e stelle del firmamento si sono visti cadere miseramente e perdere in poco tempo tutta la loro altezza e il loro splendore! Da che cosa dipende questo strano cambiamento? Non certo da mancanza di grazia - la grazia è data a tutti - ma da mancanza di umiltà. Si credevano più forti e più sufficienti di quanto non fossero, si sono fidati e appoggiati su se stessi, hanno creduto la loro casa abbastanza sicura e le loro casseforti abbastanza solide per custodire il prezioso tesoro della grazia. Così, per questo loro appoggio impercettibile su se stessi - anche se pareva loro di contare soltanto sulla grazia di Dio - il Signore giustissimo ha permesso che siano stati derubati e abbandonati a se stessi. Ahimè! Se avessero conosciuto la meravigliosa devozione che sto per spiegare, avrebbero affidato il loro tesoro alla Vergine potente e fedele. E lei l'avrebbe custodito come un bene proprio, anzi se ne sarebbe fatto un dovere di giustizia.
89) 3) È difficile perseverare nello stato di grazia, a causa dell'incredibile corruzione del mondo. Il mondo, infatti, è corrotto a tal punto, che gli stessi cuori religiosi sono ricoperti quasi necessariamente se non dal suo fango, almeno dalla sua polvere. È davvero una specie di miracolo se qualcuno rimane saldo in mezzo a questo impetuoso torrente senza essere o sommerso dalle onde o depredato dai pirati e dai corsari, in mezzo a questa aria inquinata senza rimanerne danneggiato. La Vergine fedelissima e mai vinta dal demonio opera un tale miracolo a favore di quelli e quelle che l'amano nella forma migliore.